FAVOLA DI EGIDIO: IL SOGNO DI EUGENIO

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(racconto di tipo verde e bianco)

FAVOLA DI EGIDIO PER MAMME E BAMBINI

IL SOGNO DI EUGENIO

INTRODUZIONE: un ragazzo provava molta ammirazione per gli angeli, sognava spesso di volare nel cielo come loro, finchè questo capitò per davvero..ma…

INIZIO

Favola: il sogno di Eugenio

C’era una volta, nel mondo delle favole,

un ragazzo di nome Eugenio, molto bravo a scuola, era molto spesso lasciato solo dai suoi genitori ad accudire sua sorella più piccola..i genitori lavoravano in città..essi non avevano denaro per pagare una governante per i figli..così dicevano ad Eugenio: “bada a tua sorella e proteggila tu..noi torneremo stasera!.”

Un giorno Eugenio si recò nella libreria comunale del paese e noleggiò qualche libro per ingannare l’attesa..tra i quali uno soprattutto attirò la sua attenzione…un vecchio libro…dal titolo “IL LIBRO DEGLI ANGELI”

Eugenio portò tutti i libri nella sua cameretta e cominciò a leggerli..mentre la sorellina intanto giocava li vicino sul pavimento…i genitori come spesso capitava… erano fuori casa..

Nel libro si parlava e si descrivevano molti angeli ..ma forse si trattava di mitologia cristiana-ebraica. In ogni caso ad Eugenio sarebbe piaciuto di vederne uno, “come sarebbe bello pensava il ragazzo vedere un angelo”..tra i molti angeli descritti dal libro ad Eugenio rimasero impresse le storie dei seguenti angeli:

Angelo della solidarietà

Angelo della generosità

Angelo della saggezza

Angelo della consolazione

Angelo della bontà

Nel libro degli angeli c’erano anche delle belle figure e disegni di esseri eterei abbigliati di bianche vesti con delle ali piumate di cigno sulle spalle.

Eugenio lesse con attenzione tutto il libro ..molte erano le preghiere dedicate agli angeli…compresa una preghiera all’angelo custode ivi trascritta..Eugenio la lesse e ne fu entusiasta..e affermò: “come sarebbe bello se volassi come un angelo nel cielo anch’io..aiutando la gente in difficoltà!”

Gli angeli, diceva il libro, sono esseri alati che volano ed aiutano…Eugenio desiderò tanto nel suo sognare di farne parte, tanto lo desiderò che una notte finalmente sognò di essere un angelo anche lui e di volare…

“Che bello!” diceva nel sogno più volte “é stupendo volare come un angelo!” diceva così mentre si orientava con le braccia e si muoveva volando nel cielo..Poi si risvegliò e capì che era stato solamente un sogno, ma ugualmente ne fu compiaciuto, sembrava tutto vero.

Accadde un giorno

Qualche giorno dopo, durante una gita in montagna con i suoi compagni di classe, uno di loro si smarrì e si ritrovò in pericolo …egli nella confusione di essersi perso era infatti rotolato vicino ad un precipizio..era scivolato in basso e si tratteneva con le esili braccia ad un ripiano della roccia più sotto, attaccato ad un fragile alberino nano….tutti erano in apprensione per lui…da un momento all’altro l’alberino poteva rompersi…senza esitare… per necessità Eugenio capì che solo un angelo poteva salvarlo e intuitivamente desiderò di sollevarsi dal suolo per aiutarlo….e cosa accadde?… fu un miracolo si accorse di riuscirci!… si! proprio così!….come nel sogno egli riusciva a volare.. come nei sogni delle notti precedenti Eugenio scoprì di avere il potere di volare.. senza chiedersi perché e come mai..Eugenio decise che bisognava al più presto, prendere delle iniziative e salvare il compagno di scuola.

Volò in alto nel cielo… poi ridiscese verso il basso comandato dalla sua volontà..non aveva ali..ma volava ugualmente.

Discese lo strapiombo in poco tempo e sollevò con le sue braccia il bambino e subito lo portò verso l’alto..sull’altipiano e lo depositò sul terreno vicino agli insegnanti, i quali con tanta gioia applaudirono Eugenio

“Ma Eugenio tu puoi volare?”..gli chiese la sua insegnante: ”ma come fai?” Gli diceva la donna mentre altri consolavano il bambino spaventato.

“Non so!”…rispose “lo voglio e ci riesco..mi sembra di nuotare nell’aria..spinto dalla mia volontà..voglio volare e ci riesco non so altro”

“Tutto normale per te eh!” Chiese la insegnante

“ Si!” disse il ragazzo “semplice e normale!.”

Passò del tempo, il miracolo fu raccontato per tutto il paese, ed ormai in paese tutti se ne erano fatti una ragione a proposito di quel ragazzo, quel tale Eugenio era come un angelo volava sui tetti e tra le nubi del cielo, aveva i poteri degli angeli.

Tutti dicevano ormai che quel ragazzo era il super eroe del paese..era il loro porta fortuna…il loro angelo appunto.

Eugenio volava sulle acque del fiume, nel cielo tra le nuvole bianche…sui tetti della case…tutti applaudivano quando lo vedevano volare guardando in alto verso il cielo.

Egli roteava evitando ostacoli con abilità, risaliva e poi riscendeva dal cielo fino a posarsi sul terreno presso gli amici.

Durante la estate..mentre Eugenio era al mare con la sua famiglia..senti all’improvviso chieder aiuto al largo, era un bagnante che era ancora in superficie ma lontano dalla riva, mentre il mare era mosso e le onde erano alte. Il bagnante in quanto sofferente di una crisi asmatica non ce la faceva più a mantenersi a galla ..chiedeva aiuto disperatamente a qualcuno sulla spiaggia agitando le braccia ..ma non c’erano adulti a sentirlo..e così Eugenio ricordandosi dei suoi poteri, volle aiutarlo …desiderò alzarsi in volo e ci riuscì e volo verso di lui sul mare ..lo raggiunse volando e con le braccia stranamente forzute lo estrasse dalle onde, lo sorresse lo rincuorò e lo riportò a riva prima che il mare impetuoso lo annegasse..il bagnante era in salvo.

Eugenio ricevette i complimenti della polizia portuale e da tutta la spiaggia..gli dissero: “OTTIMO LAVORO RAGAZZO!”

Nessuno si stupì che qualcuno tra loro avesse i poteri di un angelo, come sempre accade nelle favole i poteri magici non danno stupore…

Molti furono le occasioni in cui Eugenio dimostrò il suo potere di aiutare..ve ne racconto un’altra tra le tante.

Dovete sapere che la sorellina un giorno si smarrì nella campagna durante una gita e sua madre era molto in pena per lei e chiese a Eugenio “aiutala tu tua sorella…solo tu puoi farlo non è tornata a casa per tutto il pomeriggio..cosa gli sarà accaduto?”

Eugenio si levò in volo e come un angelo volò dappertutto alla ricerca della bambina..volò ovunque.

Volando sulla campagne, osservando le case e gli alberi vedendo e cercando dall’alto in ogni cosa…dopo qualche ora la vide, la bambina era rannicchiata sotto un albero e dormiva, mentre il sole intanto stava tramontando e la visibilità del giorno diminuiva.

“Appena in tempo, l’ho trovata!” disse Eugenio

Discese da cielo presso di lei e la consolò e la riaccompagnò a casa dai suoi genitori tenendola tra le braccia e così volarono insieme a lei verso il paese.

La madre ritrovò sua figlia e tornò la tranquillità in famiglia.

Il padre abbracciò il figlio e lo ringraziò ..”OTTIMO LAVORO FIGLIOLO” gli disse..vedendo finalmente madre e figlia abbracciati dopo che avevano tutti passato un brutto spavento.

Ormai Eugenio si comportava ed era considerato come un vero angelo e passava il tempo sul tetto dei palazzi a guardare dall’alto la gente che lavorava e viveva la vita di tutti i giorni e che ogni tanto lo salutava con un applauso..egli era sempre pronto ad aiutare chi gli chiedeva aiuto.

Ma con il passare dei giorni purtroppo le richieste di aiuto da parte della gente del paese diventarono sempre più numerose ed insistenti ed egli non aveva più tempo per studiare e andare a scuola..la sua vita di ragazzo si stava complicando.

La direttrice della scuola si lamentò con la famiglia di Eugenio della poca frequenza scolastica del figlio..egli risultava molte volte assente.

Il padre capì che con la scusa di essere un super eroe..il figlio Eugenio era diventato ormai un soccorritore di tutti..sembrava che tutti volessero sfruttare le sue capacità per loro.

Tutti pretendevano aiuto..tutti lo chiamavano anche per cose banali..ad esempio: ”ti prego salva il mio gattino sull’albero!” gli diceva una arzilla vecchietta con insistenza, ed Eugenio dovette esaudirla..”sennò chi la sente!” pensava il ragazzo.

La cosa non piaceva affatto a suo padre ed egli si lamentò con il figlio, dicendogli che il suo futuro programmato da ingegnere era compromesso..e che doveva decidere ora per sempre quale strada seguire d’ora in poi.

Eugenio ormai pensava di abbandonare gli studi e di diventare un super eroe..era contento del ruolo di eroe..ma questo per gli angeli era una decisione poco saggia..il destino stava per fargli un brutto scherzo.

Un giorno Eugenio commise un torto nei riguardi di un altro ragazzo..mal giudicò una questione tra ragazzi del paese.

Chiamato a dare un parere ad un litigio tra due ragazzi in piazza.

Eugenio dapprima li separò in malo modo..”tu stai li! e tu stai la!”..con uno spintone ad entrambi…fu maleducato visibilmente esasperato dai ragazzi, ma soprattutto era irritato dal suo litigio precedente con i suoi famigliari..e stufo di essere messo in mezzo dai problemi della gente, Eugenio infastidito da tutto questo, interferì con il suo parere sui fatti dando un consiglio errato alla questione.

Dovete sapere che uno dei ragazzi era accusato di aver rubato lo zaino all’altro..e i due stavano bisticciando dandosi spintoni e botte per davvero, per questo motivo la gente aveva chiesto ad Eugenio di pensarci lui a portare pace…”non sei forse un angelo tu? Vediamo quanto è abile la tua saggezza!” disse la gente presente.

Eugenio disse: “Chi ruba va punito e messo in prigione, abbiamo tutti il dovere di portare in prigione il colpevole..poiché commette un torto ad un’altra persona!”

Eugenio non fu un bravo giudice..dovete sapere che il ragazzo accusato non aveva davvero rubato..si! lo zainetto non era suo..ma in realtà era una situazione ingiusta..lo zainetto era infatti stato dato in prestito.. “Me lo ha prestato lo zainetto…in cambio dei fumetti e delle figurine” diceva l’accusato..”si è letto i miei fumetti portato via le figurine e non vuole più mantenere la promessa di prestarmi lo zainetto per due settimane..ed ora mi accusa di averglielo rubato quel furbo che non è altro!” diceva il ragazzo inquisito piangendo.

“Purtroppo la realtà è un altra!” disse Eugenio “non ci sono testimoni di tale promessa o accordo..e tu avevi sulle spalle lo zaino sparito..che tutti sanno che è di quello li!”

Ed Eugenio disse risoluto: “ portatelo dai carabinieri..subito..che sia punito!”. Invece di consigliare a perdonare il prossimo, Eugenio decise di ricorrere alla polizia, ed ingiustamente, erano quelli futili motivi, quel ragazzo non andava punito in modo traumatico…era da comprendere.

Quella notte Eugenio dormì male e visse un brutto sogno, egli nel sogno voleva volare come sempre ma mentre era in volo puntualmente precipitava al suolo e non riusciva più a rialzarsi..ci riprovava ma niente da fare non riusciva più a volare.

Di conseguenza al risveglio, decise di capire se era vero, preoccupato si recò in strada cercò di innalzarsi in volo per tranquillizzarsi, ma si accorse che non ci riusciva più i suoi poteri erano terminati, proprio come si erano mostrati mesi prima, ora erano terminati, la sua carriera di super eroe era finita..molti lo videro arrancare per davvero nell’aria con le braccia nel tentativo di volare..e risero divertiti di lui e lo fischiarono deridendolo.

Avvilito Eugenio rientrò a casa e si chiuse nella sua cameretta..sgomento.

Aveva capito, che si era comportato male, che non era stato un buon giudice con se stesso e con il prossimo….e quindi gli angeli gli avevano tolto il potere di volare.

Dovete sapere che il potere di volare gli era stato donato “dall’angelo della saggezza” suo protettore e spirito di forza, di cui Eugenio aveva letto la storia sul libro degli angeli e recitato la preghiera dedicata a Lui ..il libro ora sappiamo si era dimostrato un libro magico..era sufficiente leggere la preghiera agli angeli infatti e qualcosa di magico capitava in chi teneva il libro vicino al letto mentre dormiva..

Dovete sapere che se un angelo accetta la vostra amicizia..forse riuscirete un giorno a volare come lui.

Ma quando Eugenio commise l’errore di giudicare con pignoleria la vittima di una ingiustizia..egli perse i poteri in quanto lo spirito dell’angelo se ne era andato via dal rendere miracoloso il suo corpo…poiché il vero angelo aveva capito che Eugenio non era veramente un saggio…e non voleva più saperne di essere suo amico..

La settimana dopo Eugenio tornò a frequentare il liceo…e tutti capirono che il ragazzo nonostante avesse perduto i poteri era cambiato in positivo…ora aveva capito l’importanza di saper anche perdonare..e di andare d’accordo con i genitori riprendendo a frequentare la scuola…

Morale:

Eugenio non fu saggio nel giudicare, soprattutto nei riguardi di se stesso, infatti voleva abbandonare gli studi.. decise male, era questo un torto a suoi genitori e così i poteri dell’angelo in lui terminarono.

Chi non è abbastanza saggio e buono nel giudicare gli altri e se stesso, dovete saper che il suo spirito non avrà mai i poteri di un angelo.

Comunque bambini dovete sapere che solo nei sogni e nelle favole , i ragazzi riescono a volare..

Gli angeli Influenzano molto spesso i nostri sogni…ma non sono in grado di farci volare come loro…qualcuno dice di avvertire la loro presenza o di sentire il loro consiglio..ma distinguiamo bene la realtà dal bel sogno..e prestate soprattutto attenzione ai vostri figli, voi che abitate ai piani alti dei palazzi, prestate attenzione che non si buttino di sotto nel tentativo di volare..si farebbero del male di certo . .…”attenti ragazzi, il vostro volo sarà bello di certo, ma il vostro atterraggio sarà brutto di sicuro.”

fine

autore:Egidio Zippone

(Milano, Novembre 2008)

giudizio: originale

voto: (da 5 a 10):9

 

 

FAVOLA DI EGIDIO: IL RAGAZZO CHE AVEVA UNA W SULLA FRONTE

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(racconto di tipo nero e bianco)

tempo teorico dedicato per la lettura 25 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

Favola: il ragazzo che aveva una W sulla fronte..

INTRODUZIONE: Un ragazzo scoprì che essere diversi dagli altri ugualmente non impedisce di rendere felice la vita..ma prima un pò di problemi da sopportare..

Favola: Il ragazzo dalla W sulla fronte

Inizio

C’era una volta nel mondo delle favole, nel simil periodo del 1998 d.c.,

una scuola di un lontano paese composta di una unica classe di 25 alunni…i ragazzi erano tutti vispi e allegri

Un ragazzo della classe di nome Gigi, un giorno non si presentò alle lezioni scolastiche…

Quel giorno il ragazzo preferì andare in gelateria..per mangiar dolci e giocare nella sala giochi….infischiandosene del consiglio avuto dai genitori di andare a scuola come sempre..capriccioso com’era, decise di marinare la scuola.

Nel pomeriggio tornò a casa..e alla domanda dei genitori “Gigi..caro figliolo! come è andata oggi la scuola?” egli rispose: “bene…abbiamo fatto un compito in classe..tutto bene!”

Menti spudoratamente…poiché pensava “che fa… se dico una piccola bugia..nessuno lo saprà!.”

Tutto questo ebbe una conseguenza sulla sua vita spirituale..ed il giudizio delle Fate del bosco che aiutano i bambini, il loro giudicare fu severo con lui, infatti dopo qualche giorno, a quel ragazzo. il più invidiato dai compagni per il suo rendimento scolastico..accadde una cosa strana.

Era giunto finalmente il giorno di Natale..ed il ragazzo come tanti altri si alzò di buon mattino per veder quali regali gli aveva portato Babbo Natale.

Si avvicinò sotto l’albero..e vide una scatola rossa con un fiocco azzurro con su il suo nome..la aprì e vide il regalo…una saponetta profumata..con su stampato nel sapone una W maiuscola e grande..

“Che delusione una saponetta..come regalo solo una saponetta..che delusione?” Disse il ragazzo ai presenti ed ai genitori poichè era deluso…

“Va bhe!” pensò tra se e se “alle cose regalate nessun rimprovero. Ma per dispetto nei riguardi del volersi sincero, visto che non ho ricevuto vera bontà, pur essendo oggi il giorno di Natale, continuerò a dire bugie!” pensò il ragazzo con cattiveria..

Finirono i giorni delle festività ..e il mattino seguente prima di andare a scuola il ragazzo decise di lavarsi con la saponetta donatagli da Babbo Natale.

Si insaponò le mani ed il viso e la fronte con molto sapone e dopo un pò si risciacquò con l’acqua del lavandino…

Gigi non lo sapeva, ma dovete sapere che la saponetta che stava usando e ricevuta in regalo a Natale era magica..però era benefica solamente se il ragazzo che la usava era onesto e sincero..e Gigi lo avete già capito trovava divertente dire bugie..

Gigi si lavò e si asciugo..si vestì in fretta…..e partì per andare a scuola.

Entrò in classe come tutte le mattine, salutò tutti i compagni di scuola e si tolse il suo berretto dalla testa come di solito.

Si girò sulla sedia per parlare con i suoi compagni di classe, in attesa che iniziasse la lezione di matematica..e all’improvviso..si accorse che tutti cominciavano a ridere di lui..

“Guardate!….Gigi ha una W di colore nero sulla fronte”..disse il suo amico..”non scherzo guardate ha una W sulla fronte!” disse un altro subito dopo..”sembra impossibile ma Gigi ha proprio una W sulla fronte!”

I compagni di classe cominciarono a ridere..a ridere di lui:

”finalmente possiamo prenderlo in giro quel secchione vanitoso!” affermò un suo compagno di classe che non era di certo un vero amico..

Gigi non aveva difetti fisici ed era pure il migliore nello studiare..i suoi amici invidiosi non sapevano come renderlo ridicolo e prenderlo in giro… fino a quel giorno..ora essi potevano discriminarlo per qualcosa di valido..il ragazzo aveva una grossa W sulla fronte…che gli altri non avevano….il ragazzo non era più uguale agli altri…era da ritenere un diverso..

Da quel momento…chi lo giudicava una testa matta…chi gli dava del maledetto…chi gli dava dello stregato..nessuno aveva per Gigi parole di conforto per la sua situazione di diversità..il ragazzo si sentiva solo nella scuola..e dovete sapere che anche il più grande amico di sempre gli volgeva le spalle ingrato.

Tanto fecero quei ragazzi cattivi nel prendere in giro il loro compagno.. che i genitori del nostro amico, a causa del consiglio degli insegnanti,  vedendo lo scompiglio che causava la sua presenza in classe..preferirono toglierlo dalla scuola per qualche giorno… per prudenza…poiché Gigi dava scandalo..

I genitori di Gigi, pensavano che la simil-lettera nera sulla fronte, era forse causata da un disturbo venoso, oppure causata da uno strano effetto del pigmento epidermico..ma noi sappiamo che non era per questo…Gigi era stato punito dalle Fate del bosco perchè aveva mentito ai genitori..qualcuna di loro voleva dargli una lezione severa..

Il ragazzo dapprima sopportò la sua diversità..poi comincio a soffrirne ..per strada un gruppo di ragazzi gli aveva anche scagliato una pietra…”va via di qui! indiavolato!”..gli dissero gettandogliela contro…”hai il segno di una maledizione sulla fronte..hai un segno magico sulla fronte come fu per Caino…che tutti sanno era un bugiardo..infatti Caino menti al Padre-Eterno su quel che aveva fatto ad Abele suo fratello!.”

E fu così che il ragazzo quella sera, si trovò nel suo letto a riflettere sul da farsi..pensò di scappare di casa..di tenersi sempre un berretto sulla testa anche di estate …ne pensò tante e poi tante..finché una notte..pieno di sconforto.. si mise a piangere poiché si sentiva veramente solo nella sua diversità, e tanto pianse al pensiero di dover tornare a scuola che commosse in questo modo la sua mamma..

La mamma di Gigi pregò gli Angeli tutti di aiutare suo figlio… giudicato un diverso ormai…poichè era ritenuto un bugiardo dalle fate..” ma in fondo é un bravo figlio!” diceva la madre..e così sua madre decise di perdonarlo di tutte le bugie che gli aveva sentito dire poiché ora vedendolo piangere ne aveva davvero pena..e cosa accadde?

Fu così che quella notte gli “Angeli della Giustizia” andarono nelle case di ogni bambino di quel paese e agirono sulle loro fronti mentre i bambini dormivano…facendo un segno con le loro mani magiche sulle loro fronti…causarono l’apparire di una lettera di colore nero, in modo che sulla pelle bianca fosse più visibile, in quanto quei bambini erano stati colpevoli di aver discriminato con cattiveria un ragazzo obbligato ad essere diverso dalla  loro volontà…un ragazzo reso diverso su richiesta delle fate..e il non considerare da parte dei compagni di scuola questa attenuante era sbagliato..infatti solo gli Angeli hanno il diritto di punire..ma la maggior parte delle persone in quanto hanno errori, non è giusto che puniscono anche loro..

Arrivò il giorno dopo ed il ragazzo si svegliò, vide la sua W sulla fronte che gli era diventata ormai famigliare..sbuffò nel vederla quella solita e strana W e rassegnato si avviò per andare a scuola, era pronto a subire con coraggio tutte le prese in giro che subiva dai suoi compagni..il ragazzo si stava abituando ormai..

Entrò in classe e si sedette nel suo banco..e si tolse il berretto pronto a tutto ed a rispondere per le rime a chi lo avrebbe deriso…”guai però a chi esagera nel prendermi in giro!” affermò.

Cosa strana nella classe quella mattina nessuno fiatava..Gigi si era tolto il berretto che lo proteggeva dagli sguardi la fronte e nessuno però diceva le solite battute cattive sulla sua situazione frontale…era  strano anche questo…

“Forse hanno capito che la mia diversità non è grave!” pensò… Si giro sulla sedia per guardare gli altri..lui era in prima fila, il posto dei più bravi come sempre…e cosa notò guardando tutta la classe in silenzio?

“Si! evviva!”….vide compiaciuto e consolato anche lui…. che sulla fronte degli altri 24 allievi della sua classe, su ognuna delle loro fronti dicevo c’era una lettera magica stampigliata ben leggibile..si è così!.. ognuno dei ragazzi aveva una lettera stampigliata sulla sua fronte..ma non era uguale alla sua..era una lettera differente… era un’altra lettera dell’alfabeto ..ma sempre una lettera era…”sono diventati strani anche loro come me!” pensò contento Gigi, poi si giro guardando verso la maestra….e cosa vide…anche la maestra aveva una lettera sulla fronte, ma differente dalla sua..ma si! aveva una lettera anche lei..ma é possibile questo…fu cosi contento che scoppiò a ridere di quel che accadeva in classe e pensò:..”finalmente un miracolo voluto dagli Angeli che mi aiuta a sopportare quel che mi é capitato!”.. pensò con gioia il ragazzo che da quel momento poteva mostrare  tranquillamente la sua bella fronte agli altri senza vergognarsi..

Dovete sapere che Gigi da quel giorno mai più si vergognò della sua bella W sulla fronte che lo distingueva dagli altri e allo stesso tempo lo rendeva normale….cioè differente e speciale come però adesso erano diventati tutti gli altri ragazzi della scuola..

I ragazzi tutti ridevano divertiti di quella cosa strana, guardando la loro fronte davanti allo specchio, …erano tutti diventati magici…e nessuno quindi ne soffriva..

Dovete sapere cari lettori, che il Natale successivo, in quella città, tutti i 25 ragazzi compresa la maestra, ricevettero come regalo di Natale, proprio da Babbo Natale, una saponetta magica, questa volta però senza nessuna lettera stampigliata nel sapone…la saponetta era completamente bianca..

I ragazzi inconsapevoli accettarono il regalo, il giorno dopo usarono tutti le saponette, come tutte le mattine insaponandosi e lavandosi per bene e dovete sapere che a causa della schiuma magica della saponetta che bagnava il viso, le lettere magiche dalla loro fronte svanirono, come erano apparse, si! esse scomparvero…poiché la punizione voluta dalle fate del bosco era terminata..”in fondo non era stata una punizione traumatica!” dissero gli abitanti di quella città..i ragazzi capirono la lezione avuta tramite quella magia e dal quel giorno smisero di discriminare i peccatori che incontravano, avevano capito che il dovere di non prendere in giro i diversi da loro, era una volontà voluta dagli Angeli….

Anche perchè dovete sapere che le Fate del bosco avevano sentito e captato dalle coscienze degli alunni, che per quell’anno nessun ragazzo e nemmeno la maestra avevano detto vere bugie, così le Fate del bosco decisero di mettere fine alla magia che puniva quella scuola..e tutto tornò come era prima..per la gioia dei genitori e dei loro ragazzi…

Morale:

come vedete gli “Angeli della Giustizia” non scrissero la stessa lettera sulla fronte di tutti..essi potevano… ma non lo fecero..ma scrissero semplicemente una lettera diversa ad ognuno.

Dovete sapere che ognuno aveva infatti una storia di vita differente e quindi era giusto che avesse una lettera differente sulla fronte..ed in questo essere differenti erano tutti uguali… Adesso il ragazzo che aveva vissuto questa avventura, quello dalla W sulla fronte, poteva dire di aver compreso che era come gli altri…poiché anche agli altri era capitato qualcosa di magico..

Forse il Signore del Cielo vuole che l’umanità impari ad amare anche il diverso..facendo comprendere in questo modo la natura umana, per avere creato qualcuno differente dagli altri.

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Settembre 2009)

Giudizio: originale, magico

voto: (da 5 a 10): 9

FAVOLA DI EGIDIO: LA RAGAZZA DALLE ORECCHIE DI GATTO

 

Beautiful young woman with cat ears on grunge background
(racconto di tipo verde)

tempo teorico da dedicare per la lettura 30 minuti

FAVOLA DI EGIDIO PER MAMME E BAMBINI

LA RAGAZZA DALLE ORECCHIE DI GATTO

INTRODUZIONE: una ragazza magica, ci insegnerà che se non riusciremo a essere sostanziali nel giudicare noi e gli altri, la pignoleria renderà grigia e triste la nostra vita, e vedremo per sempre solo la parte peggiore di noi e degli altri .

INIZIO

Favola: La ragazza dalle orecchie di gatto

Nel mondo delle favole che sembra lontano ma è molto vicino..Il mago “Testa di Gatto” che voleva sempre risolvere i problemi ed in fretta, si sposò con la “fata della sostanzialità” che voleva che il mondo fosse consigliato dal buon giudizio.

I due si baciarono e dal loro bacio sensuale..nacque una bambina dai capelli castani.

Ora siamo…nel simil periodo del 1910 d.c…non importa in quale nazione..fate voi..come preferite..

C’era una volta, nel mondo delle favole, una casetta fuori paese..circondata da un magnifico orto e da un giardino e sormontata da un tetto rosso..come tutte le villette di quel paese

In quella casetta ci abitava una signora anziana di nome Guglielma e non era sposata…infatti viveva senza figli e sola non si era sposata perché era di gusti difficili e nel suo giudicare nessun uomo sembrava a lei degno del suo amore..quando capì il suo errore nel voler giudicare con pignoleria l’uomo, ella era ormai diventata anziana e nessuno la voleva più.

La vecchietta viveva in quella casetta da molto tempo ..aveva una rendita lasciata dai suoi genitori e passava il suo tempo accudendo con molta bravura il suo orticello ed i fiori del giardino

Un mattino finalmente decise di cogliere la grande zucca gialla che aveva nell’orto

La donna anziana mentre era nell’orto sentì all’improvviso piangere e trovò nell’orto vicino alla zucca una piccola bambina che piangeva..piccina e carina

Subito vedendo i suoi capelli castani e gli occhi castani, la sua pelle chiara, Guglielma subito si affezionò..

E pur notando tra i capelli delle strane orecchie di gatto di colore rosa, una per lato..simpatiche e pelose…… Guglielma non si preoccupò e la prese con se.

Guglielma decise di allevarla in quanto si sentiva sola e per sentirsi più utile alla vita..si tenne la bambina tutta per se e non disse niente in paese

Decise di allevarla e di nutrirla..e gli diede un nome: “la bambina si chiamerà.. Sostanzia!” affermò la contadina…”per rimediare alla mia poca virtù decido in questo modo ..si! ho questo difetto..sono stata pignola per molto tempo”…si disse tra se e se la vecchietta.

La bambina cresceva vispa e intelligente..e con essa anche le orecchie di gatto sulla sua testa purtroppo.

E per sopperire al suo difetto la donna anziana ebbe un idea….regalò alla bambina un giorno un bel cappello dicendo:

“Tieni bambina mia, un cappello di colore verde dalla frange cadenti..un regalo per te!” ed aggiunse inoltre: “ti consiglio di non togliertelo mai…soprattutto se ci sono estranei intorno…ti aiuterà a tenere nascosto i tuoi problemi.”

Infatti la bambina obbedì e non si tolse mai il cappello dalla testa..”dirai che hai il cappello in testa poichè c’è troppo sole e il sole fa male alla pelle del viso..vedrai smetteranno di insistere nel domandare.”

Nemmeno a scuola fu mandata.. per non far scoprire il suo segreto delle orecchie di gatto sulla testa…la madre adottiva era buona, ma temeva la cattiverie e la superstizione della gente…”la gente di questo paese è anche cattiva, non toglierti mai il cappello bambina mia..dammi retta!”

La donna intanto nel tempo libero educava la ragazza e le insegnava anche lo scrivere e il leggere.

Cap. 1 – Sostanzia esce di casa

Ma la bambina non poteva stare in casa sempre, decise un giorno diventata grande di farsi un giretto sempre con il suo cappello sulla testa per la campagna.

Cammina e cammina Sostanzia incontrò per la strada …un ragazzo zoppo che era visibilmente infelice in quel momento, poiché tutti lo prendevano in giro per la sua gamba difettosa….ad un tratto un colpo di vento causò il volare del cappello di Sostanzia… rendendo visibile le sue orecchie pelose di gatto al ragazzo..

Il ragazzo invalido le vide quelle orecchie..ma egli non senti il bisogno di rimproverarla per il suo difetto… gliele accarezzò quelle belle orecchie e così alla bambina passò la paura di subire rimproveri e Sostanzia si accorse all’improvviso del potere che aveva …il potere di abbellire le cose e le persone che incontrava se esse si dimostravano non pignole con le sue orecchie, in quanto la bambina era la “sostanzialità in persona” che abbellisce il mondo e con il suo buon giudizio la storia di vita…infatti disse: “tu non aggravi il mio difetto, ed io miglioro il modo di giudicare la tua realtà..” e così per magia all’improvviso il ragazzo non fu più zoppo..e si mise a correre stupito di poterlo fare..il ragazzo si mise a correre per i campi.. ora era felice, come per magia ora riusciva anche a correre e non gli importava più di niente.

Quella stessa sera la bambina ricevette una visita nella sua cameretta e gli fu spiegato tutto

La “fata della sostanzialità” apparve vicino al letto e spiegò alla bambina che lei era la sua vera mamma e spiegò inoltre quale sarebbe stato il compito di Sostanzia nella vita e perché era stata creata e mandata in quel piccolo paese..infatti il grande potere che aveva in lei poteva dare felicità a chiunque lo meritasse.

“Tu Sostanzia hai il potere di rendere bello il mondo..anche se perfetto non è”.. gli disse la fata prima di scomparire in una nuvola di stelline azzurre..”amministra con saggezza la tua magia..ti saluto cara figlia!”

Da quel giorno la bambina diventata ormai ragazza, si rendeva sempre più conto del suo compito ed ogni giorno dava consigli come poteva a chi si dimostrava non pignolo con lei…agiva con semplici miracoli..ma ugualmente essi erano causa di felicità.

Sappiate che la ragazza ogni giorno andava a fare la spesa..ed ogni giorno incontrava qualcuno e capitava puntualmente un miracolo.

Cap. 2 – La vecchia auto

Un giorno Sostanzia camminava con un zaino di vimini sulle spalle pieno di belle cose..e vide sulla strada un anziano vicino ad un auto un pò mal ridotta..essa infatti non era un modello recente…il vecchio si lamentava che la sua auto… era non funzionante ..era una vecchia carretta e non era più affidabile..vedendolo sconsolato e molto irato poiché la sua macchina non partiva e stava invece ferma sulla strada emanando vapore dal motore..Sostanzia gli si avvicinò..

”Dimmi buon vecchietto perché sei arrabbiato? Chiese gentilmente la ragazza.

“Non vedi? sto bidone di auto non funziona!”….rispose il vecchio con le mani tutte sporche….”queste invenzioni moderne..in realtà sono inefficienti carrette.”

“Dimmi buon vecchio, anch’io ho un problema!” e dicendo questo Sostanzia si tolse il suo capello verde dalla testa…”vedi ho queste orecchie di gatto… tu che ne pensi?

“Carine!” disse il vecchietto…”ti fanno simpatica!”.

Contenta la ragazza formulò le parole magiche….”le cose giuste sono di più…e la macchina diventa come vuoi tu!”

All’improvviso l’automobile..fu avvolta da una nube azzurra e rosa e appena essa scomparve…al posto della vecchia auto c’era un auto nuovo modello dello stesso colore..con il motore acceso pronta per partire….. “Stupendo!” esclamò il vecchio..”ora si che la mia auto mi piace!”..e salutò in fretta la ragazza e si mise in macchina e partì in un auto funzionante felice in direzione per la città.

“Bene anche oggi un momento di felicità è stato vissuto”…e la ragazza riprese la strada per la sua casetta fuori paese.

Cap. 3 – La piccola casa

Tutti i giorni la ragazza era comandata dalla buona mamma adottiva ma anziana a fare compere in paese.

E quel giorno passò per una via dove era situata una casetta piccola e angusta..

La ragazza salutò la padrona che stava fuori in giardino ad annaffiare i fiori come era sua abitudine.

“Come sta signora, sta bene?”

“Eh! starei bene si!..se abitassi in una casa più grande..i figli non hanno la cameretta e il marito non ha il laboratorio… c’è un tale disordine in questa casa…le stanze servono a più di una cosa e vanno in contrasto nell’uso…come sono sfortunata.. me poverina sempre a pulire ed a riordinare di continuo.

“Non si disperi signora” disse Sostanzia…”mi dica invece come stò senza cappello?”

La ragazza si avvicinò e si tolse il cappello…”Ah! che belle orecchie che hai, sembrano di gatto…sei simpatica…direi che ti abbelliscono in modo selvaggio!” disse la donna.

Contenta Sostanzia di quelle parole disse alla signora della piccola casa:

“Le cose giuste son di più..e la tua casa diventa grande come vuoi tu!”

All’improvviso la casetta fu avvolta da una nube azzurrina e violetta e appena essa scomparve..cosa accadde?

“Accipicchia!….che bella casa accogliente con quattro stanze….stupendo!” disse la signora..”adesso si che è una casa adatta alla mia famiglia numerosa, che bella casa…”

“Bene anche oggi un momento di felicità è stato vissuto”…e la ragazza salutò e riprese la strada per la sua abitazione che si trovava fuori dal paese.

Cap. 4 – Il salumiere

Un giorno mentre la ragazza era al mercato per comprare dei formaggi e dei salumi da usare per cucinare, vide il solito salumiere che questa volta si copriva con un foulard tutto il suo viso..

incuriosita..la ragazza si avvicinò e chiese:..”che ha signor salumiere..é forse ammalato?”

“No! cara ragazza mia…a te lo posso dire ….stamattina al risveglio ho scoperto di avere un naso grosso grosso.. troppo grosso secondo me e me ne vergogno tanto..tanto che temo che la gente rida di me…ho il complesso del naso grosso..e me ne vergogno così lo nascondo con un foulard intorno al viso..ed intanto lavoro.” Rispose il salumiere a voce bassa…

Allora la ragazza capì…si tolse il cappello e disse:

“Ehi tu! signor salumiere dimmi…..come sto io senza cappello? “

“Niente male cara ragazza sei bella e giovane…Ah! vuoi dire le orecchie..sembri magica!”

Contenta la ragazza sorrise al salumiere e disse:

“Le cose giuste sono di più..e il tuo naso diventa come vuoi tu”

All’improvviso il viso del salumiere fu avvolto da una nube violetta e rosa e quando essa spari il salumiere sembrava ringiovanito poiché aveva ora un naso bello come quello di un attore..bello profilato e diritto..”stupendo!”..disse il salumiere guardandosi nella vetrina…”ora si che mi piace il mio naso!”

“Bene!” Disse Sostanzia dopo aver preso le borse con la spesa..”anche oggi un momento di felicità è stato vissuto”..e la ragazza decise di tornare per la sua strada dalla cara vecchietta che la aveva adottata.

Cap. 5 – Il giardino poco fiorito

Un giorno di sole..la ragazza vide un giardiniere che piangeva…”che hai povero uomo?”…

”la donna di origine aristocratica di cui sono a servizio..mi vuole licenziare perché il giardino che accudisco non è diventato il più bel giardino del paese come gli avevo promesso…adesso mi licenzierà come farò..poveretto me!” diceva piangendo il giardiniere.

“Anch’io ho un problema” disse la ragazza..e si tolse il cappello..”non vedi buon giardiniere niente di strano sulla mia testa?”…”No! Non capisco, non vedo niente di strano..ah! vuoi dire le orecchie di gatto..ma sono, secondo me, più belle da accarezzare di quelle comuni degli altri .” Disse il giardiniere.

Contenta la ragazza sorrise e disse al giardiniere:

“Le cose giuste sono di più..e il tuo giardino fiorirà come vuoi tu!”

All’improvviso una nube verde e rossa avvolse il giardino..e quando essa sparì…il giardiniere cosa vide?..vide il giardino dei suoi sogni..ora finalmente lo vedeva bello come voleva il suo giardino..

La padrona della villa uscendo dalla porta rivolta al giardiniere disse: “ho fatto bene ad assumerti giardiniere..infatti ora mi sono accorta che il mio giardino è secondo me il più bel giardino del paese.. ma guarda che bei fiori!…”

Il giardiniere si girò per ringraziare la ragazza dalle orecchie di gatto..ma ella era gia in cammino per la sua casetta fuori paese..

La ragazza aveva capito il suo compito esistenziale, ed era molto felice del dono che aveva ricevuto…felice della gioia che dava alle persone…esse di natura tendevano a essere severe nel giudicare anche quando non c’era bisogno..ma lei era la soluzione ai loro problemi…lei aveva con se la magia del giudizio sostanziale.

Cap. 6- Il re del paese

Dovete sapere che in quella regione c’era anche un re..infatti come tutti i popoli anche quello di quel paese aveva un re.

Il suo nome era..”re Pignol”..era superbo e vanitoso..e voleva tutto il meglio della vita per se ..ma non sempre ci riusciva..per questo molte volte non era contento della vita che conduceva..e non gli bastava mai.

Egli seppe un giorno che nel suo regno da un pò di tempo, capitavano questi miracoli e questi benefici..il re se li era fatti raccontare in modo preciso da alcuni abitanti del paese …e desiderò che quei miracoli e chi li compiva….fossero e capitassero solo per lui.

Ordinò quindi alle sue guardie di portare la ragazza di cui tutti parlavano in paese nel suo palazzo..subito!

Le guardie si recarono alla casa fuori paese secondo le indicazioni ricevute dalla gente…

Raggiunsero la casa e ordinarono alla donna anziana di nome Guglielma di permettere alla ragazza di andare a stare dal re..”così vuole e pretende il re da questa ragazza!” ..”è il re che comanda..quindi le consigliamo di obbedire!..” dissero le guardie.

“meglio non creare problemi!” disse Guglielma …. “i potenti a volte sono malvagi meglio assecondarli..ti prego cara ragazza va pure dal re.”

La ragazza giunse al palazzo di re Pignol….e il re ricevette Sostanzia nella sala dove era situato il trono

E il re Pignol gli disse:

“Sei tu la ragazza che rende felice la gente e abbellisce le cose..come raccontano in paese?

“Si!” Gli rispose Sostanzia e raccontò al re il suo scopo magico di vita…ed il potere che aveva..

Il re quindi gli chiese:

“Io sono il re di questo paese..tutto ciò che c’è in esso appartiene a me..anche la tua vita appartiene a me.. quindi io ti comando di abbellire il mio palazzo per darmi più felicità!.”

Ma per fare questo la ragazza doveva togliersi il suo cappello..e mettere alla prova il sofisticato e perfettino re Pignol.

Così la ragazza si tolse il cappello dalla testa e mostrò i suoi capelli con coraggio al giudizio del re.

Il re Pignol quando vide le orecchie di gatto sulla testa della ragazza..ne fu inorridito …e urlò:

“Ah! ma sei imperfetta!..ragazza sei in parte animale..sei un mostro!….sei un ibrido genetico!..c’è un mostro immondo nella mia casa!” offeso dal suo giudicare pignolo a quella vista il re ordinò: “portatela subito via!”

e aggiunse con tono severo..”via mostro da questa casa..non mi farò aiutare da un mostro con quelle brutte orecchie di felino..non ci voglio avere niente a che fare con te..guardie portatela via!” con freddezza il re replicò..

”sappi che io non ho mai creduto che… e non ci credo ancora, che tu ragazza-mostro hai questo potere..devi sapere che la felicità deriva solo da esseri belli e perfetti…non da gente diversa nello aspetto come te…via mostro dalla mia casa….guardie portatela via!”

La ragazza fu portata alle porte del palazzo e gli fu ordinato di andarsene.

E cosa capitò? Dopo di questo sul palazzo reale, dopo qualche minuto, una nuvola nera e grigia si formò all’improvviso al di sopra..tutti urlavano impauriti nel vederla..la nube avvolse il palazzo e la gente che c’era all’interno.

E quando la nube svanì…Il palazzo reale apparve di nuovo alla gente in strada.. ma questa volta non aveva la stessa suggestione ..qualcosa era cambiato nel vederlo…colui che lo osservava vedeva ingigantire i difetti che conteneva..tutto sembrava più grave e pesante..tanto che la gente che osservava il palazzo e le stesse guardie ammettevano “ma che brutto palazzo che c’è in paese.. ma chi ci abita in quel brutto palazzo è proprio demodé..ma si deve vergognare chi abita in quel palazzo..che ne costruisca subito un altro..quel palazzo è stato costruito tutto sbagliato aldilà dei limiti ..anche ad essere inesperti nel giudicare..si vede proprio il cattivo gusto con cui è stato costruito…”

“Guardate i suoi colori..guardate le divise delle guardie..e guardate anche il re sembra un gretto e arrogante nell’aspetto e i suoi vestiti guardate come sono squallidi..terribili davvero!.”

La ragazza ormai non ci poteva fare niente..molte persone si raccoglievano nella piazza e dicevano che il loro re.. a quanto sembrava viveva nel palazzo più brutto del mondo…ma lei Sostanzia era gia tornata nella sua casetta fuori paese…era al sicuro…tutto era capitato involontariamente..Sostanzia non poteva impedirlo..

Il re sentito questo dire dai sudditi, per giorni e giorni..fu preso da molta tristezza..dovete sapere infatti che quando il buon giudizio è tolto da noi..la vita diventa pesante e grigia…e tutto diventa più difficile…ed infatti i commenti severi e tristi dei turisti e degli abitanti continuarono per tutto il mese.. finchè in quel paese un giorno fu nominato per prudenza un altro re per volontà dei nobili e del popolo…in quanto secondo il popolo “re Pignol” predicava bene… voleva la perfezione… ma razzolava male era visibilmente imperfetto nel modo di organizzarsi…non aveva buon gusto per le cose..tutti vedevano e potevano giudicare le cose difettose di cui si era circondato..

Cap. 7 – Sostanzia resta sola

La ragazza cresceva sana, mentre la donna anziana che l’aveva adottata purtroppo col tempo si ammalò.. ma prima di morire espresse il suo ultimo desiderio a Sostanzia

“Cara ragazza mi hai accudito ed io ti ho amata come una figlia vera, promettimi che non resterai sola come è capitato a me..promettimi che ti sposerai..la solitudine rende triste la vita..l’ho imparato a mie spese…non devi restare sola nonostante le strane orecchie che hai….sei molto bella anche con le orecchie di gatto sai…vedrai che troverai un marito adatto a te…non fare l’errore che ho fatto io…che sono rimasta sola.”

Sostanzia decise di fare un ultima magia per dare un po’ di felicità..la donna infatti sul letto di morte come sua ultima visione..vide nella stanza come per miracolo.. prima apparire la luna e poi apparire il cielo ed il sole della Primavera ..e poi vide un bosco incantato..ed anche le cascate di un fiume lontano.. gioì del vedere la notte stellata…gioì nel contemplare l’oceano immenso ed azzurro… ebbe anche la visione di delfini nuotare felici ed immergersi ed emergere nell’oceano azzurro.. ed anche le balene che nuotano superbe nel mare meraviglioso..poi capendo che stava giungendo la sua ora… ella gli sembrò di volare in alto nel cielo e vide anche il Paradiso ..un bel giardino fiorito ed alberato e provava molta pace.. quel luogo era pieno di fiori profumati dai molti colori..tutte queste visioni durarono tutta la sera finché la vecchietta esalò l’ultimo respiro..ella morì e sali al cielo..morì così con negli occhi il bel sorriso di Sostanzia…la bambina che aveva adottato..

Si compirono i funerali di Guglielma … a cui parteciparono pochi amici …e la ragazza da quel giorno restò sola nella casetta fuori paese.

Cap. 8 – Sostanzia si sposa.

Restare in casa da soli era triste… non c’era nessuno con cui parlare.

Così la ragazza rimasta in solitudine si ricordò del consiglio della defunta Guglielma …l’idea di trovarsi un marito…e prese delle iniziative..

Quel giorno Sostanzia, lesse un annuncio sul giornale, che diceva che un povero ciabattino cercava moglie..e decise di andarlo a trovare quel ciabattino..per diventare sua sposa..per sistemarsi, proprio come aveva desiderato la sua cara madre adottiva…

Il ciabattino aprì la porta e permise a Sostanzia di entrare nella sua povera casa…..poco arredata ma accogliente.

Dovete sapere che il calzolaio non trovava moglie e per questo mise lo annuncio sul giornale.. non trovava moglie non solo perché era povero ma anche perché egli aveva già due bambini piccoli..era un vedovo infatti.. e la casa da accudire era ormai sporca ed in disordine da tempo, poichè dovete sapere che il ciabattino non poteva permettersi una governante a pagamento..capite adesso che era un momento difficile per quel padre di famiglia, che cercava una moglie adatta ai suoi bambini..i suoi bambini piccoli erano bisognosi di cure materne…ed anche lui voleva qualcuno nella casa con cui parlare nelle serate di inverno e condividere la sua vita quotidiana…voleva presso di se qualcuno con cui poter parlare delle cose che capitavano in paese.

Così la ragazza che era entrata nella sua casa, si presentò e disse:”mi chiamo Sostanzia e sono una ragazza sola e vorrei rispondere al tuo annuncio”.

“Mi piace il tuo viso!” disse il ciabattino sorridendo che disse di chiamarsi: “SempreContento… piacere mi chiamò così!”

ed aggiunse compiaciuto dell’incontro: “Sai accudire una casa?” chiese alla ragazza

“Si! sono una brava casalinga!”..rispose la ragazza pensando che il ciabattino era un tipo carino.

“Ti devo dire un segreto” disse la ragazza al ciabattino “ma non so da dove cominciare!”

E Sostanzia trovò il coraggio necessario e si tolse il cappello verde..curiosa di vedere la reazione del ciabattino alla visione della sua diversità fisica,

Il ciabattino vide le orecchie di gatto sulla testa ed esclamò:

“ma che belle orecchie di gatto pelose… le voglio subito accarezzare!”

ed un miracolo si compì in quel momento..da quel gesto gentile e non pignolo nacque il loro amore.

Sostanzia si lasciò accarezzare le orecchie di gatto che aveva tra i capelli, e sorrise felice al ciabattino che si chiamava SempreContento

e dovete sapere che tutto in quella casa si abbellì all’improvviso di una luce azzurra e rosa

il ciabattino e la ragazza all’improvviso divennero più belli in volto..una splendida aura rosa li avvolgeva il corpo di entrambi…lui divenne un signore ricco ed elegante e lei una bella signora con un bel vestito celeste e con cappello di colore verde in testa ed con un ombrellino in braccio..

dovete sapere che i bambini anche loro divennero carini e subito vestiti di piccoli abiti signorili alla marinaretto..la piccola casa si trasformò in una bella villa con giardino..e fuori una carrozzella con due cavalli attendeva gli innamorati per condurli in paese.

I due innamorati decisero di sposarsi subito ..chiamarono i loro amici e li invitarono al loro matrimonio…e vissero da quel giorno felici..educarono e accudirono i due bambini che già avevano con molta saggezza ..dovete sapere che i due bambini si chiamavano: Allegria e SonFelice.

Volete sapere come si chiamavano gli invitati al matrimonio di Sostanzia e SempreContento… essi si chiamavano:

La Signora “Solidarietà”

Il Signor “Maiapprofitteròdivoi”

Il Signor ”Buonumore”

La Famiglia “PremiareLaVita”

La Signora ”Comprensione”

Il Signor ”Buon Giudizio”

Il Cavaliere “Aiutoideboli”

Il Signor “Miaccontento”

La Signora “Gratitudine”

La fata “Speranza”

E ovviamente molti altri…tra i tanti, la Fata  della Sostanzialità e suo marito Testa di Gatto il mago.

Ed altri che purtroppo non ricordo il nome… ma erano anch’esse di certo gentili persone.

Quel giorno ci fu un bel festino e tutti si divertirono…e Sostanzia ed il marito SempreContento.. vissero da quel giorno insieme felici e senza preoccupazioni…poichè sapevano vedere solo il bello del mondo e della gente..

Morale:

il giudizio sostanziale e il sapersi accontentare sono doni che rendono bello tutto ciò che ci circonda e aiutano ad essere felici nella vita.

Anche in questo racconto se ci sono degli errori..poichè perfezione non esiste davvero nemmeno nella narrativa..il malumore che ne deriva… è però vinto dalle molte cose giuste che sono racchiuse in esso e nella sua trama fantasiosa..

Fine

autore: Egidio Zippone

(Milano, Novembre 2007)

Giudizio: originale, interessante

voto: (da 5 a 10): 9

FAVOLE DI EGIDIO: ARLECCHINO ED IL TESORO

Arlecchino-Maschera

(racconto di tipo verde)

FAVOLA DI EGIDIO PER MAMME E BAMBINI

ARLECCHINO ED IL TESORO

INTRODUZIONE: il nostro Arlecchino trova un tesoro, e da quel momento la sua vita cambierà, comincerà così l’avventura per Arlecchino e la sua Colombina

INIZIO

Favola: Arlecchino ed il tesoro

Per il teatro dei burattini – PERSONAGGI:

Arlecchino: il protagonista fortunato

Brighella: l’amico di Arlecchino

Il Cavalier Spaventa: soldato abile con la spada ma senza un soldo

Pantalon: il banchiere avido

Il Dottor Balanzon: il furbo medico

Colombina: la cameriera innamorata di Arlecchino

Corallina: figlia devota obbediente al padre Vincenzo

Messer Vincenzo:..il padre di Corallina..in cerca di un marito ricco per la figlia

Brunilde: madre di Corallina e moglie di Messer Vincenzo

Il brigante Antonio detto Trallalà: il capo dei briganti del bosco

I briganti del bosco: gruppo di avventurieri ladri e malfattori

Svolgimento

Siamo in un paese qualsiasi del nord Italia..ad esempio a Bergamo, siamo nel 1700 d.c., questa è una epoca barocca e fortunata ma non per il nostro protagonista..che per saziare la fame aspettava che la fortuna si ricordasse un giorno anche di lui.

Vi voglio raccontare le avventure del povero Arlecchino, persona di poche parole ma dal cervello fino, che l’ignoranza e le poche opportunità avevano reso povero..”che se ero ricco” usava dire egli stesso…”chissà quanto successo avrei nella vita e quanto da mangiare avrei e non come ora!.”

CAP. 1° – Un giorno fortunato Arlecchino trova un tesoro

Un giorno che Arlecchino era più affamato del solito, camminando per i boschi e le colline che circondavano la città di Bergamo..in cerca di qualche albero da frutto…si trovò non si sa come sotto un albero di castagno, cominciò a guardare il terreno in cerca di qualche castagna e vide dalla nuda terra sporgere un forziere.

“Sta a vedere che ho trovato un tesoro.. da me medesimo!” diceva il fortunato Arlecchino mentre dissotterrava con le nude mani la cassetta di ferro dall’umida terra marrone vicino all’albero.

Si! cari amici…nella cassetta di ferro trovata da Arlecchino c’era un tesoro di monete di oro e gioielli preziosi..ed era tutto suo..di Arlecchino..”ma è proprio mio! Si l’ho trovato io, quindi è proprio mio!” rispondendo a se stesso con fare allegro.

CAP. 2° – Arlecchino torna in paese

“Non lo devo dire a nessuno che oggi ho trovato un tesoro” ..pensava Arlecchino mentre si portava dietro il pesante forziere…”non vorrei che chi lo saprà ne vorrà una parte!”

“Ah! ecco il mio amico Arlecchino!”..disse una voce alle sue spalle era l’amico Brighella un morto di fame anche lui.

Il nostro Arlecchino pensava che era meglio che lui faceva finta di niente e cominciò a fischiettare per camminare innanzi…ma l’amico che lo aveva visto lo chiamò ancora:

“Donde vai oh Arlecchino con quella grossa cassetta che hai in spalla?” disse curioso il Brighella..si sa la fame rende curiosi…e anche lui era un affamato…ed a quel tempo i curiosi erano tanti.

“Chissà cosa c’é dentro?… dai che ti aiuto a portarla!” disse Brighella ad Arlecchino.

“Non te lo posso dire..nessuno deve sapere che ho trovato un tesoro!” rispose Arlecchino facendo finta di niente e tornando a fischiettare..

“Ma a me lo puoi dire… sono o non sono io… il tuo compagno di fortuna e di sfortuna amico di tante avventure?” aggiunse il Brighella che aveva capito che ci poteva scappare un guadagno anche per lui.

“Nessuno deve sapere che la fortuna mi ha baciato e ha voluto che trovassi sul mio percorso una cassetta piena di cose preziose… ecco guarda qui!” disse lo sprovveduto Arlecchino aprendo il forziere e mostrando all’amico il contenuto..

“Oh! che bel tesoro! Ma ti serve qualcuno che ti aiuti a nasconderlo non sai che ci sono i ladri in queste contrade..le strade poi non sono sicure?” affermò lo astuto Brighella reso avido dalla vista.

“Dammene un po’ del peso anche a me!..dammene una parte in custodia a me…sai Arlecchino bisogna diversificare i nascondigli… poi te lo rendo..dai lo faccio per aiutarti” e così Brighella allungò il braccio per mettere le mani dentro il forziere.

“Si te lo rendo… dicon tutti così..poi spariscono e chi li vede più!” disse Arlecchino chiudendo la cassetta di preziosi all’improvviso..impedendo così a Brighella di metterci dentro le mani..

“Non ti fidi più di me oh! Arlecchino..non ti fidi del tuo amico migliore?”..disse il furbo Brighella

“Sarà! ma è più giusto fare come dice il proverbio “fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio” disse tra se e se il nostro Arlecchino.

“Ah! così che fai… mi hai offeso..addio!”..disse in modo sgarbato il Brighella girando le spalle all’amico e andandosene risoluto camminando in direzione del paese.

Al che!.. mentre il Brighella se ne andava invidiando il tesoro dell’ingrato Arlecchino…l’offeso Brighella pensava:..

”Lo dirò in tutta Bergamo vedrai che quel tesoro gli creerà più problemi che favori… così impara a non rendermi suo complice quell’egoista”.

E si avviò più veloce di Arlecchino per la strada del paese..

Dietro di lui, più in là, seguiva il nostro Arlecchino appesantito dal forziere portato su una spalla, che camminava ad una ora di distanza.

CAP. 3° – Tutta Bergamo ha saputo del tesoro di Arlecchino

Il Brighella tanto fece tanto disse a tutti quelli che incontrava che in poco tempo tutto il paese venne a sapere che Arlecchino aveva trovato un tesoro nel bosco circostante.

Tutti i suoi amici e conoscenze lo seppero e decisero a causa del tesoro di cambiare atteggiamento con l’ignorante Arlecchino.

”Eh si! una parte del tesoro lo terrò per me e l’atra la metterò in banca ..è più sicuro..che furbo che sei Arlecchino” diceva Arlecchino a se stesso mentre si avviava verso l’entrata della porta del paese.

Infatti, a proposito di parlare di banche…all’entrata del paese sopraggiungeva il banchiere e strozzino, oltre che arzillo vecchietto, messer Pantalon..il quale vedendo Arlecchino appesantito dal forziere e avendo parlato poco prima con Brighella..decise il da farsi e di approfittare di quello stupido ignorante.

“Buona giornata Arlecchino!” disse il banchiere…

“riverisco ma lei chi è?” rispose l’emozionato Arlecchino

”Ehila! Arlecchino non riconosci messer Pantalon..io sono un noto banchiere ed ho saputo che ora hai un tesoro da sorvegliare… dammene a me la consegna che lo metterò in un posto al sicuro e non c’e posto più sicuro in tutto il paese di mettere quel forziere insieme a miei numerosi risparmi..nella mia banca..i tuoi soldi con i miei soldi..ti va?” disse messer Pantalon.

“Oh! ma mi pare una bellissima idea!” rispose Arlecchino e pensò tra se e se:

”Ma chi me dice che poi questo vecchio non li sa distinguere i miei soldi dai suoi soldi!” allora affermò subito…”eh si! ma questi sono i miei soldi beninteso e non i tuoi!” poi Arlecchino aggiunse: “oh! messer Pantalon mi sembra una buona idea ma vorrei da voi una garanzia ..un tocio de carta che poi lei me li restituisce”….“Ne va della mia parola Arlecchino puoi stare tranquillo…” aggiunse Pantalon

“Mi devi però pagare la pigion..in cambio del tocio de carta e del servizio bancario..ti pare?” disse Pantalon

Farò come dice voi..messer banchiere…spero che non costi troppo il suo servizio”

E così Pantalon condusse Arlecchino e il suo tesoro nella sua casa e gli mostrò la stanza sicura dove egli teneva tutti i suoi soldi..i suoi e quelli di altri..

Convinto di far bene Arlecchino dette una parte del tesoro al banchiere, ma volle tenere qualcosa per se diciamo cento monete di oro..tanto per sentirsi ricco:

”Ecco tieni questi soldi e questa borsa mentre invece tutto il resto resta qui” disse Pantalon

“tieni messer Arlecchino” disse il soddisfatto Pantalon al fortunato Arlecchino consegnando la borsa.

“Avete sentito orecchie mie, mi ha chiamato messere..oh! come sono fortunato..la vita da oggi cambia per me”

“Ora tutti mi chiameranno messer Arlecchino eh si! sono diventato ricco”.

Intanto diceva Pantalon:” ora questo tesoro lo investirò e arricchirò la mia banca….è proprio vero chi ha più soldi… più ne vorrebbe eh eh!” fregandosi le mani con avidità.

Brighella intanto aveva raccontato a tutti quel che sapeva e di come l’economia di Arlecchino era cambiata dal giorno del ritrovamento del tesoro.

Da un giorno all’altro tutti avevano capito il segreto di Arlecchino e tutti in paese ne parlavano.

Ed Arlecchino era un pò preoccupato di questo, ma per consolarsi e vedendosi con i soldi in mano, si andò subito a comperare un panino al salame e del vino in una osteria del paese..

Poi si cercò un posto tranquillo per farsi una bella dormita..”ah! ecco una panchina in un bel giardino..”

Arlecchino era diventato un ricco signore..ma la paura che i ladri potevano derubarlo, non lo faceva star bene..la sua borsa era in pericolo ed Arlecchino non riusciva a prender sonno..

“Come se dice..Arlecchino ha il mal di testa per la preoccupazione di tornare povero! ”

Proprio per questo chi lo vuol curar ad ogni costo è il dottor Balanzon..

infatti era così ad Arlecchino in quei giorni lo prendeva una paura, ma una paura, che farebbe cambio con un altro ma non si può..

Si sa che la paura è un tormento, ed il tormento causa cattiva salute tante che ormai Arlecchino pensava solo a come curarsi ..e andò dal dottore.

Ah! ecco arrivare il dottor Balanzone..medico e medicastro un po’ imbroglione, dalla buon parlantina e dal grosso panzone.

“Fatti visitare Arlecchino forse che tu sei malato infatti ti vedo pallido..sono di certo le preoccupazioni!” e il medico continuò:

“Dimmi Arlecchino ti tremano le gambe?”

“Dimmi Arlecchino ti manca il respiro per l’ansia?

“Dimmi Arlecchino non riesci a dormire?

“E con calma! dottor fatemi rispondere… quante domande!” disse Arlecchino

“No! dottor ho soltanto dolore alla testa…una forte emicranea..”

Il dottor Balanzone restò in silenzio..e disse:”Arlecchino fammi un po’ veder la lingua”

dopo avere visto la lingua..il dottor Balanzone mostrò una brutta faccia e borbottò tra se e se tanto che Arlecchino nel vederlo si spaventò ed esclamò:

“che brutta espression che ghà il dottor…Allor son grave dottor?”

“Ebbene si! Arlecchino tu sei ammalato di una malattia rara e mortale..”la balordite  fulminante dalla testa sbirulina””

disse il dottor Balanzone per intimorirlo..(malattia che noi sappiamo non esiste).

“E si può guarire da tale malattia?’” chiese Arlecchino spaventato.

“Si! si può guarire, ma devi finanziare la medicina che è da fare!” rispose l’avido dottore.

Ricordando i soldi che aveva adesso Arlecchino e siccome lo riteneva un grullo..il medico Balanzone affermò..”Messer Arlecchino ascolta” e continuò a dire la sua bugia “mi serve per fare la medicina..il veleno di un insetto che vive in Egitto..e sai dove si trova l’Egitto, si trova nella lontana Africa!” aggiunse il dottor Balanzone.

“E devo quindi mandare in viaggio nel lontano Egitto un mio incaricato, per catturare laggiù ben 10 scorpioni neri da cui estrarre il veleno e fare quindi la medicina che a te serve per salvarti la vita eh si! Arlecchino tu sei grave!” affermò l’astuto medico.

“E quanto costa tale medicina o povero mi..ghò paura e temo di saperlo” disse l’Arlecchino.

“Se mi darai quaranta monete d’oro..saranno sufficienti e potrai guarire..te la procuro io la medicina stai tranquillo!” disse il dottore.

Il nostro Arlecchino temeva di morire ora che era ricco… eh si! vuol guarire dalla malattia…”siccome sono ricco ora temo di più la morte di prima ..ma mi posso curare che bello!..ci ho i soldi infatti” disse tra sé e sè il nostro amico.

Arlecchino prese i soldi dalla sua borsa e pagò il medico..il quale se ne andò tutto contento del guadagno appena ottenuto pensando: “un po’ di acqua e zucchero e qualche colorante nell’acqua saranno sufficienti!”

CAP. 4° – Arlecchino incontra il padre di Corallina messer Vincenzo

Viveva nel paese di Bergamo..un nobile..ma era in realtà un nobile decaduto e cioè si diceva di lui che aveva dei debiti da pagare… molti debiti da pagare..la sua unica speranza era organizzare un buon matrimonio per la figlia Corallina in modo da imparentarsi con qualche ricco abitante del paese.

“Vedrete che un fesso lo trovo che mi sposa mia figlia!” pensava messer Vincenzo.

In paese si raccontava di un certo Arlecchino diventato improvvisamente ricco e il nobile bisognoso di soldi messer Vincenzo lo voleva conoscere…”é il tipo che fa al caso mio, dai che forse ci scappa il matrimonio!” disse messer Vincenzo.

Ma la figlia Corallina donna seria e sottomessa al padre, era invece innamorata di un cavaliere…il cavalier Spaventa, bravo capitano di armi ma al giudizio del padre era da ritenere troppo povero ..più volte il cavaliere aveva chiesto la mano della figlia di quel nobile in quanto innamorato di lei..ma il padre messer Vincenzo non voleva sentire ragioni: la sua Corallina doveva sposare un  uomo ricco.

Messer Vincenzo andò incontro ad Arlecchino fermandolo in piazza:

“Ho saputo caro messere Arlecchino che siete diventato ricco..di cosa ha bisogno un uomo ricco..facile la risposta… ma di una casa e di una graziosa moglie devota..ed io caro amico ho tutte e due queste cose ..caro Messer Arlecchino…” disse il nobile dando allo sprovveduto una pacca sulle spalle…” vorrei che conosceste mia figlia Corallina..donna saggia e in età da marito..brava donna e intende essere se vorrete anche un ottima madre”.

Quando padre e figlia si incontrarono si dissero tutto, la figlia capendo le intenzioni di suo padre pensò:

”Oh! che disdetta mio padre mi vuole dare in sposa ..ma io sono già innamorata di un cavaliere e sono anche ricambiata..”

“Figlia mia! ho urgente bisogno di denaro! Devi fare un buon matrimonio in nome del nostro casato”…

Fu così che Corallina chiese consiglio a sua madre Brunilde.

“Si! Figlia mia..”…disse la madre Brunilde….” la nostra famiglia ha bisogno di denaro per pagare i debiti, noi però ti chiediamo solo di sposare messer Arlecchino, che tu sai è diventato ricco, ma non sei obbligata da noi a restare fedele a tuo marito se questo ti è sacrificio, innanzitutto ti sistemi e risolvi i miei problemi ed anche quelli di tuo padre, ti sistemi sposando un marito ricco e poi dopo che sei sposata, nessun ti impedirà di soddisfar il provar amore con chi vuoi….siamo intesi cara figlia?”

e fu così che Corallina si rassegnò ad obbedire al padre e pensò:

“Mio padre ha bisogno di denaro e se una figlia si vuole degna di suo padre deve sacrificarsi!” pensò Corallina…” ed accettò di conoscere Arlecchino di incontrarlo e di passeggiare con lui per il paese”.

E così tutti in paese videro Arlecchino ….anzi messer Arlecchino, parlare di amor e di matrimonio con la graziosa Corallina.

E così Arlecchino amoreggiò con Corallina in quanto lo doveva sposare per volontà del padre, che aveva saputo come tutti in paese che Arlecchino era diventato una persona ricca..

“Ma non è vero amore il suo..ella è una donna istruita e lui Arlecchino è un povero ignorante!” diceva la gente nel vederli senza farsi sentire dai due futuri sposi.

“Il mio vero amore è cavalier Spaventa..mio unico amore!” pensava tristemente Corallina sopportando Arlecchino.

Un giorno li vide passeggiar per la strada centrale del paese anche la povera Colombina, che una volta era fidanzata del povero Arlecchino..ella faceva la cameriera e non aveva la dote per sposarsi.

“Ah! e così neanche la grazia di avvisarmi delle sue nuove intenzioni..il mio Arlecchino non mi ama più….oh! povera me..resterò da sola per sempre!” pensava la cameriera Colombina tra se e se.

CAP. 5° – Il cavalier Spaventa

Il più incavolato per il futuro matrimonio di Arlecchino e Corallina era il soldato cavalier Spaventa.. bravo soldato ma povero in canna…egli era geloso di Arlecchino..e andò incontro al nostro amico nella piazza del paese per affrontarlo.

Arlecchino fu subito provocato al litigio con lui… il cavalier Spaventa voleva sfidarlo a duello e per farlo capire il soldato geloso percosse il volto di Arlecchino con un guanto come si usa tra soldati.

“La sfido a regolar duello messer Arlecchino!” disse il soldato.

“Proprio come si fa tra i nobili..quasi quasi sono contento..mi fa sentir nobile” disse il vanitoso Arlecchino..”ma in realtà ahimè! ..ho paura di morir di spada” aggiunse il malcapitato questa volta più modesto…

Eh si! il nostro Arlecchino doveva battersi a duello con quel cavaliere e dovete sapere che egli si chiamava cavalier Spaventa proprio perché era molto bravo con la sua spada a infilzare i suoi nemici…e tutti avevano paura di lui.

“Solo se mi vincerà in duello e se resterà vivo, solo allora Arlecchino potrà sposare la gentildonna Corallina.” diceva Cavalier Spaventa a tutto il paese.

Arlecchino potrebbe diventare un nobile…era lusingato dal poter sposare la dama di nome Corallina..ma aveva paura di cavalier Spaventa..una brutta paura, quel soldato era bravo con la spada.

Arlecchino rifiutò il duello e si mise a scappare…ma fu rincorso da cavalier Spaventa per tutto il paese, che sguainando la spada voleva ucciderlo lo stesso perché era geloso di Corallina…e diceva mentre il soldato rincorreva Arlecchino:” ma non ti vergogni che scappi, brutto vile e ricco ignorante”

“Fermati infingardo..tu vuoi portarmi via la mia Corallina, ma io ti infilzerò con questa spada..quanto è vero che mi chiamo cavalier Spaventa!” ed era tutto un rincorrersi per le strade del paese tra le risate dei divertiti abitanti di Bergamo.

CAP. 6° – La cameriera Colombina

Fuggendo per le strade del paese Arlecchino..trovò un riparo dal suo nemico in una contrada, ed incontrò per caso in quel luogo la serva Colombina che una volta era la sua fidanzata.

La cameriera Colombina aveva saputo che Arlecchino era diventato ricco..come tutti in paese sapevano..e che pensate si stava per sposare. Colombina pensava che era di certo per effetto dei tanti soldi che ora aveva nella borsa Arlecchino..egli non la voleva più come moglie per questo…e preferiva ora Corallina…

“ Lui è diventato ricco..ed io sono ancora povera è una altra politica ormai…oh! sfortunata me!” diceva Colombina.

“Oh! Arlecchino adesso non mi vuoi più e preferisci a me la gentildonna Corallina, ti ho visto sai con lei nella piazza del paese a passeggio.. brutto ingrato!…cosa ne sarà del mio cuore triste?”…e la ragazza si mise a piangere singhiozzando.

Arlecchino per consolarla: “No! Colombina io ti voglio ancora, ma la gente è diventata così premurosa con me… così gentile con me…non è più come una volta ..che io non capisco più niente..dicono che mi devo sposare una donna nobile ora che sono diventato ricco..si usa così al giorno di oggi.”

” Ma tu non piangere Colombina vedrai che lo risolverò questo problema interiore..questo mal di cor ..che ci ho”

CAP. 7° – Arlecchino ricattato dai briganti

La notizia che in paese c’era un uomo ricco in più, arrivò oltre il bosco e lo seppero i briganti.

Ecco infatti all’improvviso arrivare i briganti in paese e con loro il pericoloso capo brigante Antonio detto Trallalà.. (che aveva questo soprannome, perchè da bambino il brigante cantava sempre trallalà..trallalà… ovunque si trovasse e gli amici gli avevano dato questo soprannome per prenderlo in giro) egli aveva saputo del tesoro scoperto e voleva estorcere del denaro ad Arlecchino..li aveva spiati e vedendo la preoccupazione di Arlecchino nei riguardi di quella ragazza di nome Colombina…il brigante li raggiunse e urlò: “ presto prendete la ragazza è di certo la sua fidanzata e portatela via!”.

“Senti un po’ Arlecchino, devi sapere che il tesoro che hai trovato nel bosco ci appartiene… esso è nostro… è di noi briganti….se non ce lo ridai subito faremo del male a questa innocente ragazza e poi anche a te ..chiaro!” urlò il capo brigante ad Arlecchino ..mentre i suoi compari rapidamente mettevano un sacco in testa alla ragazza e la portavano via…Colombina gridava ma non c’era nessuno intorno per aiutarli…non si poteva fare niente i briganti erano tanti.

“No! per carità non fate del male a Colombina è tutta colpa mia ..solo mia..sono io che ho trovato il tesoro!” diceva Arlecchino inutilmente. Intanto qualcuno dalle finestre in parte chiuse a causa della presenza dei briganti per le strade, aveva osservato la situazione ed era pronto a riferire alla comunità.

Intanto Arlecchino sentendosi preoccupato per Colombina aveva capito che il suo cuore era innamorato di lei ed aveva deciso di liberarla anche se gli sarebbe costato molto denaro…”Finisca nel nulla la mia ricchezza!” disse risoluto ad un tratto “Io amo Colombina!”.

CAP. 8° – Arlecchino vuole dare il suo tesoro ai briganti

Arlecchino tornò quindi da Pantalone a chiedere indietro il suo tesoro per salvare la vita a Colombina e accontentare i cattivi briganti..e raccontò tutto al banchiere: “Presto i briganti vogliono il mio tesoro…presto ridatemi i denari che ho dato!” diceva trafelato il povero Arlecchino.

Ma Pantalone era restio a quel ritornare: “Ma come messer Arlecchino con tutto il lavoro che ho fatto per custodirlo ora tu.. te lo vuoi portare indietro.. non te lo posso dare tutto il tuo denaro… devo trattenere una parte… ecco questa è la tua parte e questa la mia!” affermò il furbo banchiere Pantalone.

Arrivò nella piazza in quel momento il medico: il dottor Balanzone che disse: “Aspetta Arlecchino devi finanziare la medicina che ti sto preparando…ma mi servono altri soldi per completarla!”

“va bene dottor, tenga una parte del mio tesoro…per la medicina medesima” disse Arlecchino

Arrivò in quel momento messer Vincenzo:

“E forse così!? Mi ha detto la gente di paese che Arlecchino vuole ritornare insieme a Colombina” diceva messer Vincenzo fingendosi offeso.

“Per me va bene questa decisione!” disse il cavaliere Spaventa, sopraggiunto anche lui sul luogo in quel momento:

”Ora io ed Arlecchino siamo di nuovo amici in quanto non siamo più concorrenti in amore e quindi non lo voglio più uccidere.. anzi lo voglio aiutare… cosi son certo che tornerà con Colombina davvero e per sempre e non disturberà più il mio amore per Corallina.”

“E no! Aspetta Arlecchino ci devi fare un regalo di addio a me e mia figlia Corallina… un indennizzo per tutto il tempo che abbiamo perduto a frequentarti!” disse Messer Vincenzo con furbizia…”Tu hai amoreggiato con mia figlia..è giusto..devi fare un regalo di addio!”

“E va bene… tenete anche voi una parte del mio tesoro… come regalo di addio” rispose Arlecchino a quei due furbi.

Ecco che arrivò nella piazza il furbo Brighella che sapeva già tutto in quanto le voci corrono come il vento in paese, il quale disse:

“Senti Arlecchino io so dove sono nascosti i briganti nel bosco e ti voglio aiutare a liberare Colombina..ma prima tu mi devi regalare una parte di quel tesoro che tu sai!”

“E va bene! tieni anche tu Brighella una parte del mio tesoro come regalo in cambio del tuo aiuto” rispose Arlecchino a quel furbacchione.

Poi Arlecchino si rivolse al cavaliere Spaventa e disse:

“ora che siamo tutti amici… tu cavaliere devi aiutarmi a liberare Colombina dai briganti perché il tesoro e ormai terminato e i briganti lo vogliono indietro..é questa è la situazione…quindi come facciamo..ora che non c’è più un tesoro?” affermò il disperato Arlecchino.

“Lascia fare a me!” disse il cavalier Spaventa chiamerò i miei amici soldati che in cambio delle restanti monete di oro ci aiuteranno ma bisogna fare presto…e così Arlecchino consegnò le ultime monete di oro al cavaliere per convincere i suoi amici soldati a rischiare la vita per lui ..lo avrebbero aiutato a vincere i briganti che erano tanti..

CAP. 9° – Tutti nel bosco a liberare Colombina

I soldati amici di cavalier Spaventa furono guidati da Brighella al nascondiglio dei briganti che si trovava nel bosco, dove avrebbero fatto giustizia e liberato Colombina..

Era scesa la notte e i nostri amici tutti armati di bastone erano nella foresta per affrontare i briganti..il tesoro non c’era più ormai era terminato davvero, Arlecchino lo aveva speso tutto e l’unica soluzione per salvare Colombina, era questa: fare battaglia ai briganti.

Durante la notte armati di bastone tutti quanti, entrarono nell’accampamento dei briganti situato nel bosco e colpirono a bastonate tutti quei ladri che stavano dormendo attorno al fuoco ignari… i quali tutti spaventati scapparono tutto intorno..ma ping e pong colpi di bastone sulla testa dei briganti..

Il capo dei briganti Antonio Trallalà dopo aver preso delle sonore bastonate da cavalier Spaventa, fu subito arrestato dai soldati in quanto era ricercato dai gendarmi da tempo e c’era infatti una taglia sulla sua testa..e finalmente in questo modo i briganti si arresero e Colombina fu liberata con la gioia di tutti.

CAP. 10° – Gran finale

Il tesoro ormai non c’era più… era terminato.. era stato diviso tra tutti e Arlecchino era tornato più povero di prima.

Però il nostro Arlecchino aveva dimostrato a Colombina che gli voleva bene davvero..i due giovani erano davvero molto innamorati.

E così per una serie di avvenimenti ..il tesoro… che era di Arlecchino, era passato dalle sue mani a quelle dei suoi amici e per il nostro amico non restava più niente .

E così Arlecchino ritrovò la povertà che aveva lasciato, che però era una sua vecchia amica e lui ci era abituato ad averla.. e Arlecchino ritrovò soprattutto anche la pace…la pace di chi si accontenta.

Inoltre aveva avuto conferma che era il sentimento di amore ricambiato per Colombina a renderlo felice davvero e non l’oro trovato nel bosco.

Il padre di Corallina tale Messer Vincenzo non volle più Arlecchino come genero, aveva smesso di insistere, ora che quell’ignorante era tornato povero si congratulò con se stesso per aver ottenuto un regalo di addio, ricevuto da Arlecchino, e potè così pagare i suoi debiti e finalmente Corallina potè sposare il suo innamorato il soldato chiamato cavalier Spaventa…che aveva intascato dalle autorità della città un premio in denaro per aver catturato il capo dei briganti…ed era diventato benestante anche lui…..

Il tesoro trovato da Arlecchino non si seppe mai di chi era, forse apparteneva ad Antonio Trallalà il capo dei briganti, che adesso era rinchiuso nel carcere per tutta la vita..ma forse no non apparteneva a quel brigante..Arlecchino a questo proposito diceva a se stesso:

“Che problemi da non saperlo!.. se io Arlecchino ho danneggiato dei veri ladri e assassini, erano tutti soldi rubati quelli che ho trovato ..è giusto che sia finita così e che l’oro trovato abbia fatto godere la gente onesta.. e poi potrebbe non essere vero che il tesoro apparteneva a quei briganti..forse era questa una loro frottola..detta per causare un ricatto a me medesimo..si sa che chi è ladro ed assassino é anche un vero bugiardo..eh si! chi è ladro non è mica una brava persona! ”.

Si consolava l’onesto, ma furbo anche lui, ad Arlecchino i suoi rimorsi di coscienza gli passarono subito, infatti egli aggiunse sempre parlando da solo:

” è meglio essere più attenti ad evitare i rimorsi alla pancia causati dalla fame, quelli si che fanno soffrire davvero!.”

Ed è cosi che alla fine della favola il personaggio Arlecchino contento di essere tornato povero come prima ..dichiarò la frase che è l’argomento principale di questa favola :

“Vi sembrerà impossibile cari amici, ma sono più felice ora che sono povero, che quando disponevo della ricchezza!. Bastano pochi soldi e un tocio di pane da mangiar, un bicer di vin da ber e tanta speranza di una buona salute che si prova la vera felicità.”

E la nostra Colombina era contenta di queste parole.. ora che Arlecchino era tornato degno di lei…glielo diede un bel bacio..anzi diede ad Arlecchino più di un bacio, uno sulla bocca ed uno sulla guancia..

E finalmente i personaggi di questa favola vissero tutti felici e contenti.

Morale: l’ignorante sta meglio e conferma tutte le sue capacità nella sola vita in povertà..mentre il ricco che non sa servire gli altri e nemmeno se stesso…ottiene forza dal suo solo avere e non dal suo essere..quindi non saprà mai la persona ricca quali sono i suoi veri limiti .

Il povero non sa capire alla lunga i benefici della vita nella ricchezza e si sente diventare un altro se diventa ricco all’improvviso…. e si sente davvero strano ..poichè non è abituato a vivere da ricco…non è la sua natura..

fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Ottobre 2010)

Giudizio: divertente, originale, saggio

voto (da 5 a 10): 9

FAVOLA DI EGIDIO: Il contadino ed il folletto Ceresetto (per mamme e bambini)

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(racconto di tipo verde e bianco)

FAVOLE DI EGIDIO (per mamme e bambini)

IL CONTADINO ED IL FOLLETTO CERESETTO

INTRODUZIONE: Un contadino ebbe la fortuna di incontrare un folletto nel bosco, ma la sua fidanzata pretese troppo dalla sua magia ….

Favola: il contadino ed il folletto Ceresetto

INIZIO

C’era una volta nel mondo delle favole, un villaggio di contadini, e dovete sapere che viveva in questo villaggio, un giovane contadino di nome Federico.

Costui era innamorato di una contadina molto bella, ma capricciosa, di nome Clementina..

Il contadino si era più volte dichiarato, ma la contadina diceva sempre di no..ella era ambiziosa e voleva sposare un principe..

“So di essere bella e quindi mi aspetto tanto dal mio matrimonio!” diceva Clementina..

Federico non era ne ricco ne nobile, però non aveva perso ancora la speranza, qualcosa gli diceva che la bella Clementina avrebbe un giorno cambiato parere …

Un giorno Federico camminando nel bosco, vide un lupo che inseguiva un coniglio per mangiarselo, il coniglio correva a zig zag tra i cespugli, squittendo per la paura, ma il lupo feroce lo inseguiva famelico, il coniglio era stanco stava per cedere, Federico allora si impietosi e armato di un grosso bastone si mise fisicamente tra il lupo e il coniglio..e disse:

“Lupo lascia in pace questo coniglio oppure te la vedrai con me!…”

Ma il lupo non si arrese e si mise a ringhiare: “Grr Grr!” faceva il lupo e si lanciò con un salto contro il contadino per morderlo al collo, ma questi con un colpo di mazza lo colpi sulla testa….”Cai Cai!”…si lamentò il lupo …ed il lupo per il dolore fuggì via..

Al coniglio selvatico non restò altro che nascondersi in un cespuglio e via.. era in salvo..

Federico il contadino, fu contento per la buona azione compiuta, raggiunse la sua casetta nel villaggio, quella sera cenò e si bevve un bicchiere di vino e si mise nel letto per farsi una dormita..

Dopo la mezzanotte, Federico fu però svegliato da strani rumori nella sua casa..aprì gli occhi, guardò tutto intorno, e vide un folletto vestito di un colore verde ed in modo buffo, era vicino al letto, era proprio un folletto.

“Chi sei tu?” chiese Federico

Il folletto rispose: “Sono il folletto Ceresetto, di giorno sono un coniglio e di notte sono un folletto!…è questa la volontà della magica fata di nome Fantasia, creatrice e padrona di tutti i folletti ed io mi sono rassegnato al mio destino…Sappi che tu oggi nel bosco mi hai salvato la vita!”

“Ah! ricordo il coniglio del bosco… eri tu quel coniglio ..” affermò Federico stropicciandosi gli occhi…

“Devi sapere che io Ceresetto, quando sono in sembianze di coniglio non ho nessun potere, i poteri magici mi ritornano quando divento un folletto e questo capita durante la notte!” disse il piccolo folletto…

“Io so tutto e visto che mi hai aiutato… ho anch’io deciso di aiutarti..Federico puoi esprimere tre desideri..” disse pieno di gratitudine Ceresetto il folletto.

Federico si mise seduto sul letto, e tristemente disse che il suo più grande desiderio era di sposare la contadina di nome Clementina.. “Ma devi sapere, caro folletto, che lei non mi vuole!” disse Federico..

Ed il folletto Ceresetto rispose a lui:

“Io Ceresetto non uso volentieri i filtri di amore, poichè voglio che i giovani si inamorino spontaneamente, ma ti posso dare un consiglio..prova a fargli un regalo…vai da lei e chiedi a lei… cosa desidera di più e poi torna nel bosco vicino alla sorgente, io sarò là, ed io sentirò il suo desiderio e lo esaudirò durante la notte..” disse il folletto.

Fu così che il mattino dopo Federico andò a trovare Clementina nella sua casa nel villaggio..

Federico decise di dire la verità, che aveva conosciuto un folletto fatato ect ect…che gli aveva promesso di esaudire ben tre suoi desideri..

“Se tu vorrai sposarmi Clementina, io permetterò a te, di chiederli tu i desideri al folletto magico…si! al posto mio!” disse Federico

La contadina dapprima fu scettica, pensò che era tutto uno scherzo, poi sentendo parlare con serietà Federico cominciò a crederci e si convinse.

Clementina intuì che stava per capitare un momento fortunato e accettò le condizioni di Federico poiché la ragazza era una grande opportunista..

Così Federico e Clementina andarono nel bosco a trovare il coniglio che stava brucando l’erba vicino alla sorgente.

Federico riconobbe il coniglio e disse:

“Salute a te.. oh! caro amico folletto..sarà la mia fidanzata Clementina a chiederti un desiderio al posto mio..” disse Federico

e la contadina Clementina chiese:

“Io Clementina voglio un bel vestito che piacerebbe ad una regina!”

E quella notte quando il coniglio, obbedendo al suo destino, ritornò un folletto, ,.. la magia si avverò.

E Clementina al mattino seguente, diventò vestita di un abito simile a quello di una regina..

Il giorno dopo tutti potevano vedere la contadina Clementina tutta vestita di un abito ricco e sfarzoso.

Clementina andò subito da Federico era entusiasta…

“E’ tutto vero.. è proprio vero… il coniglio è un folletto magico…sai ho già deciso il secondo desiderio.. se vuoi che ti sposi.. devi accompagnarmi nel bosco di nuovo..” disse la contadina..

E così i due contadini andarono tutti e due nel bosco nei pressi della sorgente e dissero al coniglio:

“Io Clementina..voglio essere padrona di una bella carrozza trainata dai cavalli!” disse la contadina..

E così quella notte si avverò un’altra magia… ed al mattino vicino alla sua casa nel villaggio, Clementina potè trovare una bella carrozza trainata da due cavalli.… Clementina potè attraversare il villaggio in quella carrozza simile a quella di una regina…tra lo stupore di tutti i contadini del villaggio…che non poterono fare a meno di applaudirla nel vederla così vestita e in bella posa in una carrozza trainata da due bei cavalli bianchi…

“Ora vorrai sposarmi? “ chiese l’innamorato Federico che le faceva intanto da cocchiere alla carrozza muovendo le briglie dei cavalli…

“Non ancora!” rispose Clementina mentre ricambiava l’applauso dei presenti con un saluto della mano..

“Ora sono come una regina, ma in effetti non lo sono davvero, non ho ancora il potere, voglio quindi esprimere un desiderio che mi permetterà di avere anche il potere!” disse con vanità Clementina..

Rassegnato Federico il giorno dopo accompagnò di nuovo Clementina nel bosco, ed insieme andarono alla sorgente per esprimere il terzo desiderio.

E Clementina disse:

“Io Clementina, voglio avere il potere su tutti gli animali del bosco e su tutti i folletti!” disse la contadina vicino alla sorgente..

Per tutta risposta, all’improvviso il cielo si rabbuiò e cominciò a piovere…

I due tornarono a casa loro accompagnati da un triste presagio..

Putroppo durante la notte si avverò una magia, ma non era la magia che preferiva Clementina e qualcosa di spiacevole capitò..

La contadina Clementina al mattino, si ritrovò senza il bel vestito sfarzoso e senza la carrozza reale..eh si! Clementina aveva esagerato, aveva chiesto una cosa impossibile, il potere di comandare tutti i folletti non è possibile per i mortali….dovete sapere che la fata Fantasia vera padrona di tutti i folletti si era molto adirata e offesa per questa presuntuosa richiesta ed aveva deciso di riprendersi tutti i regali fatti a Clementina..

Fu così che tutto tornò nel villaggio come era prima…

E tutti i contadini del villaggio poterono vedere..Clementina tornare povera e diventare triste…”non ho più niente!” diceva singhiozzando la contadina..

Il contadino Federico per consolarla gli disse:

“non è vero che non hai più niente..ti resto io Clementina..io ti amo!”

Clementina si asciugò una lacrima e sorrise a Federico.

La bella contadina imparò così ad accontentarsi, comprese la lezione avuta e voluta dai folletti, Clementina divenne più comprensiva e si accontentò di sposare Federico, ella infatti aveva capito che non aveva la saggezza ne l’educazione di una vera principessa, probabilmente mai un principe si sarebbe innamorato di lei..

I due sposi vissero per sempre felici nella loro semplicità..avevano una casetta tutta per loro ed il loro amore..e compresero che il dono dell’amore è il vero regalo della vita…

Morale: Chi troppo vuole nulla stringe! E chi si sa accontentare.. gioirà!…

fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Settembre 2016)

Giudizio: divertente, interessante

voto (da 5 a 10): 9

 

 

FAVOLA DI EGIDIO: L’ORSETTO TIMMY

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(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO PER MAMME E BAMBINI

L’ORSETTO TIMMY

INTRODUZIONE: un figlio adottato va aiutato nel suo inserimento in famiglia, soprattutto se è un figlio speciale e differente dagli altri figli che si hanno di già..ma..

INIZIO

Fiaba: L’orsetto Timmy

Nelle favole, l’unica regola é che non ci sono regole, e quindi gli animali delle favole parlano proprio come le vere persone.

In una foresta del centro Europa, viveva un orsa di taglia grossa, tutta di pelo di colore bruno

Un giorno questa orsa incontrò un orso vagabondo i due si innamorarono e l’orsa in primavera ebbe un figlio.. un orsetto di nome Timmy.

Questa è la sua storia..e ve la voglio raccontare.

Mamma orsa e l’orsetto Timmy vivevano felici nella foresta..giocavano e si nutrivano del miele della api, di fragole e di mirtilli…e rincorrevano per divertimento le farfalle del bosco che volteggiavano tra i fiori.

Dovete sapere che la felicità esiste ma non dura all’infinito….un giorno arrivò in quella parte della foresta un gruppo di cacciatori..motivati da cattive intenzioni …uomini..brutti e cattivi

I due orsi li guardarono da lontano..si chiedevano cosa volessero gli uomini così lontani dalla città

“Non se ne potevano stare a casa loro?” disse mamma orsa.

Mamma orsa tentò inutilmente di nascondersi….gli uomini volevano catturali…tesero agli orsi una trappola…con del cibo molto nutriente e profumato messo in una scatola…gli uomini riuscirono a rapire Timmy con una rete..la vita spensierata per Timmy terminò quando lo catturarono,.

Mamma orsa cercò Timmy per tutta la foresta..in lungo ed in largo.. e mai più lo trovò…un giorno si rassegnò e disse: “farò nascere un altro orsetto in primavera…addio Timmy!…”

Cominciò l’incubo per Timmy….egli era rinchiuso in un borsone ed era tutto sballottato da ogni parte..non capiva niente… cosa stava succedendo?…L’orsetto Timmy era ormai prigioniero in un sacco e posto in un bauletto di un camioncino, diretto chissà dove forse in città.

Il furgone raggiunse una casa dove abitava un veterinario che apri il sacco e visitò l’orsetto,..Timmy tento di morderlo ma fu inutile l’uomo era più forte di lui e lo teneva fermo..

Timmy era sano..disse il medico: ” é un orsetto sano e robusto!..sarà dato in adozione alla famiglia che ne ha comandato la cattura”.

Essa era una famiglia ricca che aveva pagato molto bene i cacciatori..tale famiglia voleva che nel loro parco privato..vivesse un orsetto per far giocare e divertire i tre bambini che avevano…i bambini avevano visto in un film gli orsi ed ora ne volevano uno tutto per loro..e inoltre la famiglia voleva che l’orsetto abbellisse la loro villa rendendola curiosa ai visitatori con i suoi modi da giocherellone…

L’orsetto Timmy fu consegnato ai possessori di quella villa, come si farebbe con un pacco postale, chiuso in uno scatolone con i buchi per respirare.

La mamma umana che abitava in quella casa accettò l’orsetto e gli disse:” Timmy fai compagnia ai tre bambini…. falli divertire con i tuoi modi buffi e goffi da orsetto..ti terrò con me come un figlio mio”..e gli diede un biscotto.

All’inizio i bambini della villa erano incuriositi da Timmy, e giocavano con lui, ma un giorno gli stessi bambini umani non ne volevano sapere più dell’orsetto..essi lo avevano osservato con curiosità per un po’, divertiti dal suo aspetto, era proprio un orsetto bruno come quello del film..ma dopo avere capito tutto di lui..dopo qualche giorno si stufarono e lasciarono l’orsetto veramente solo…

Infatti quando ci fu ora di pranzo dissero a Timmy con tono capriccioso …”tu non sei un bambino come noi…non devi fare colazione con noi e devi mangiare da solo in disparte..fai il bravo orso!” e lo spinsero via con uno spintone e tolsero per dispetto il suo sgabello dal loro tavolo affinché l’orsetto non avesse da sedersi.

Timmy si arrabbiò molto e voleva che tutti quei bambini diventassero orsi come lui..ma come fare…”questo é impossibile!” disse la mamma umana….”è vero sono un po’ vanitosi…ma devi abituarti a loro..”

Timmy si mise a piangere come farebbe un orso….emettendo mugolii tristi…”ma come faccio ad abituarmi a loro sono cattivi!”..faceva capire l’orso..e saltò in braccio alla mamma in cerca di protezione.

Così la mamma umana capi il problema del “figlio adottivo” e quale torto aveva fatto alla sua natura selvatica….gli animali devono vivere liberi..non in casa degli umani…ma ormai era tardi per Timmy la sua vera mamma lo aveva dimenticato.. ormai l’orsetto sapeva di profumo umano…

La nuova mamma decise di rimediare e consigliò a Timmy di seguirla in una pasticceria..dove i due comprarono molti dolci e gelati….Timmy scelse da lui i dolci..aveva capito la strategia della mamma umana..era una buona idea…”sono tanti i gelati.. ne servono tanti” disse la nuova mamma.

Finiti gli acquisti i due tornarono a casa e la mamma disse a Timmy di regalare ciò che avevano comprato, disse: “ offri i gelati ed i pasticcini a tutti i bambini..dai..fai il bravo orsetto!”

Così l’orsetto Timmy andò vicino al loro tavolo dove i bambini giocavano e offrì loro i dolci comperati.

Ci fu un attimo di silenzio e di imbarazzo..i bambini videro i dolci….ma erano diffidenti…ma poi il più grande dopo averci pensato su affermò:

“io dico che questi dolci sono buoni!” e ne afferrò uno subito..e subito gli altri… anche gli altri bambini fecero altrettanto…”si! sono buoni e ne presero una manciata anche loro…“…gnam gnam” “facevano così i bambini con la bocca piena di dolci e si misero a mangiarne a non finire..ed anche Timmy ne mangiava con loro poiché era lui che gli offriva i dolci quindi poteva partecipare all’abbuffata”.

Tutti felici i bambini gustarono i dolcetti e tutti fecero complimenti a Timmy che aveva saputo scegliere per loro quei buoni sapori…facendo lui molte carezze..

Timmy finalmente fu accolto da tutti i nuovi amici..e insieme ai bambini visse momenti di felicità e di gioia…ma sappiate che Timmy riuscì a convincere anche gli altri bambini a portare i pasticcini ogni tanto e si!..e così altri bambini portarono pasticcini…e altri bambini ancora, anch’essi ne portarono…per molti giorni tutti i pomeriggio i bambini mangiarono pasticcini in quella villa….sappiamo che era la mamma che finanziava l’acquisto..ma il gusto ed il tipo di ogni dolce lo sceglievano i bambini..

E Timmy fu finalmente accettato dal gruppo..con piena soddisfazione della nuova mamma.

Morale del racconto:

ci sentiamo tutti un po’ come l’orsetto Timmy ogni tanto o forse lo siamo stati, strappati alla nostra vera natura individuale, educati…moralizzati…convertiti e obbligati all’integralismo della interpretazione della vita pensata da altri per noi….e poi forse inseriti in un mondo che non ci vuole lo stesso.

Consiglio a chi si sente speciale “un orsetto Timmy” in mezzo agli altri ancora adesso, di non isolarsi e di fare invece favori e regali al suo prossimo, fate regali a chi volete che così scelga di diventare vostro amico…per far tollerare da loro, la vostra diversa interpretazione della vita.

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Novembre 2007)

Giudizio: divertente, educativo

voto: (da 5 a 10): 9

 

FAVOLA DI EGIDIO: SAVERIO E LA FATA DELLA SINCERITA’

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(racconto di tipo verde e bianco)

FAVOLA DI EGIDIO (per mamme e bambini)

SAVERIO E LA FATA DELLA SINCERITA’

INTRODUZIONE: chi difende e ci obbliga a dire la verità, a volte ci causa punizioni, ma impedisce però di essere accusati di fatti ben più gravi, questo per i bambini è un vantaggio..

INIZIO

Fiaba: Saverio e la fata della Sincerità

Cari lettori dovete sapere, che molte delle storie che ci raccontavano i nostri genitori quando eravamo bambini possono essere anche una verità.

Ad esempio tutti sanno la storiella dell’omino birichino, che se non la sapete, ve la racconto subito.

C’era una volta una famiglia composta dai genitori e da due fratelli..uno si chiamava Saverio e l’altro Giacomo..essi erano felici, erano una famiglia normale e vivevano in campagna.

Tutte le sere il papà e la mamma raccontavano ai due bambini delle storielle ..e pensate un pò, la storiella più strana che aveva raccontato il loro papà, era quella dell’omino birichino, un essere piccolino come un folletto tutto vestito di rosso, creato per magia da sua madre “la fata della sincerità”, questo folletto aveva deciso di abitare non si sa perché nella loro casa, proprio dove la famiglia abitava tuttora, ed era egli un essere quasi invisibile perché era piccolo…si diceva di lui che era più facile vederlo al buio che sorprenderlo alla luce del giorno..

“State attenti bambini a non fare disobbedienze quando siete da soli..in quanto durante la notte, mentre voi dormite passerà da voi l’omino birichino tutto vestito di rosso, che sente con le sue grandi orecchie i pensieri dei bambini, questo omino si farà raccontare dal vostro inconscio tutti i fatti e i comportamenti della giornata, mentre voi dormite… proprio così, questo omino si farà raccontare i vostri fatti più segreti e poi li divulgherà presto e subito ai vostri genitori, oppure agli amici e anche alla maestra, per farvi rimproverare da loro” così avvertivano il papà e la mamma i loro figli, prima che essi ricevevano il bacio della buona notte e si mettevano a dormire..

Dissero una sera i genitori…”cari bambini state attenti a quel che combinate quando state da soli…delle magiche presenze ci avvertiranno delle vostre disobbedienze!” …. detto questo i genitori augurarono ai bambini la buona notte, spensero la luce e uscirono dalla loro cameretta.

Il bambino Giacomo il più obbediente si convinse subito che quella leggenda era vera e da quel giorno anche se era da solo in casa e vicino a lui non c’era nessuno, decideva sempre di comportarsi bene e di essere ordinato ed aveva deciso anche di non rubare e di non dire bugie.

Invece il bambino di nome Saverio non diede ascolto a quella storiella, per lui quella era una buffa bugia, infatti pensate egli non credeva nemmeno a Babbo Natale, figuriamoci se egli avrebbe creduto alla storiella dell’omino birichino e fu così che divenne e crebbe disobbediente..

per lui quella era una storiella troppo strana…

”La mia disobbedienza?” pensava Saverio “ siccome non c’era nessuno vicino a me in quel momento quando l’ho commessa, nessuno saprà mai se è vero e resterà sempre un fatto segreto, quindi la marachella di cui si parla non è reale è un sogno!”.

Ma un giorno il bambino Saverio dopo aver detto bugie alla mamma e rubato i dolci e le caramelle dalla dispensa, come suo solito…si accorse oppure ebbe la impressione che mamma e papà sapessero e avessero certezza delle sue malefatte..”ma come hanno fatto a sapere tutto…è impossibile!” diceva Saverio a se stesso.

Si! era proprio così..durante la notte precedente, mentre Saverio dormiva nel suo letto, era passato dalla sua stanza l’omino birichino della leggenda, egli era un essere piccolo e si era messo leggero sulla testa e tra i capelli del bambino dormiente, aveva appoggiato il suo grande orecchio alla testa del bambino e poi aveva ascoltato in questo modo i pensieri più nascosti e strani della mente, così aveva capito che il bambino Saverio aveva commesso disobbedienze ed errori in quantità..e subito era andato a riferire alla mamma del bambino e al suo papà tutto quello che aveva saputo..parlandogli in telepatia vicino a loro, mentre i genitori erano nel letto.

Infatti il giorno dopo la sua mamma disse severa a Saverio:

”…Caro figlio devi sapere che noi sappiamo tutto quello che combini quando sei da solo… me lo ha detto l’omino birichino..quindi smetti e chiedi subito scusa a papà ed a tuo fratello..e non farlo più…e per questo motivo al tuo compleanno niente bicicletta in regalo..quest’anno ti sei comportato male!”.

Il bambino di nome Saverio spaventato corse in camera sua e pensò:” allora i miei genitori sanno tutto quello che ho fatto…non mi pensano più come un bravo ragazzo..oh! che dolore!..ed io che mi credevo furbo… ahimé!”.

Ma a Saverio le caramelle degli altri gli piacevano più che delle sue..e gli piaceva anche fare dispetti e quindi si mise a pensare come risolvere il problema dello spione che girava per casa.

Così il bambino Saverio da quel giorno guardò sotto i letti, dietro i mobili, nei cassetti e negli armadi per trovare l’omino birichino che doveva essere probabilmente come un folletto tutto rosso con la barba e le orecchie grandi ed il berretto..lo pensava nascosto in casa..ma dove era nascosto?

E poi chissà perchè lo chiamavano “l’omino birichino” quello strano essere, che strano nome davvero, probabilmente pensò Saverio. “è da birichini fare la spia anche se si dice la verità, ma forse a volte capitano cose a cui non si deve fare la spia ed è meglio collaborare a tenerle nascoste, si è proprio da omini birichini dire la verità su tutto, è come fare uno scherzo..si crea imbarazzo e vergogna nella gente”.

Saverio cercò e ricercò in tutta la casa.. ma non lo trovò, eppure doveva esistere questo omino magico..

e così decise fra se e se …”Tentiamo un dialogo privato con l’omino birichino”, il bambino si inginocchio e decise di fare una richiesta per iscritto a quella strana creatura delle favole che diceva così: “Caro omino birichino anche se tu hai il potere di sapere i miei segreti, ti prego comunque di non dirli a nessuno, altrimenti corro il rischio di essere punito severamente…e per farti capire la mia amicizia per te, ti regalo queste due caramelle e le metto qui, sotto il mio letto, sono per te..ma tu non devi fare più la spia…è la tua parte..capito!..scrisse la letterina e si firmò Saverio.”

Dopo qualche giorno…Saverio guardò sotto il letto e le caramelle erano sparite ed al loro posto Saverio trovò un biglietto con su scritto le seguenti parole:

“Caro bambino….secondo me tutti i bambini sono disobbedienti..compreso te..soprattutto te…e quindi giusto che qualcuno lo dimostri ogni tanto e fa giustizia del loro comportamento disobbediente dicendolo ai genitori…….

firmato: l’omino birichino”.

Lette queste parole il bambino di nome Saverio restò sbigottito…”Però le caramelle se le mangiate quel dritto!..forse l’omino birichino non è onesto!” pensò Saverio..e così decise che quella sera sarebbe restato sveglio tutta la notte ad aspettare l’omino birichino per sorprenderlo..

Arrivò la mezzanotte e il bambino non dormiva ancora, tutto impegnato a svelare finalmente il segreto dell’omino birichino, secondo lui l’omino birichino era cattivo perché gli piaceva far punire i bambini dai grandi e quindi siccome era cattivo qualche segreto doveva averlo anche lui..

Saverio doveva solo scoprirlo…sentiva in lui il dovere di sapere tutto su quello strano folletto.

E durante la notte finalmente l’omino birichino arrivò nella stanza..appoggiò il suo grande orecchio alla testa del bambino come faceva di solito, era quello il modo…ma non sentì niente.. forse perché il bambino fingeva di dormire..e disse:

” Oggi niente disobbedienze questo bambino eh!” poi l’omino birichino uscì dalla cameretta e se ne andò verso la cucina.

Saverio vedutolo, usci furtivamente dal suo letto, e seguì la creatura minuscola, vide l’omino birichino che entrava in cucina e vide che si avvicinava alla bottiglie di vino rosso che erano sul tavolo…”ma quello è il vino di papà!” pensò il bambino….l’omino birichino senza badare a scrupoli ..si mise a stappare il tappo di ogni bottiglia di vino e inserendo poi in esse una lunga cannuccia si mise a bere il vino contenuto in esse…ma non le svuotava completamente le bottiglie no! le lasciava piene a metà.. così si comportava con tutte le bottiglie che erano sulla tavola, l’omino birichino lasciava sempre un po’ di vino nella bottiglia, forse sperava in questo modo che nessuno si accorgesse che il vino diminuiva di tanto in tanto in casa, così nessuno avrebbe reclamato..e così quel dritto folletto beveva e trangugiava il vino del papà di Saverio come se fosse suo, invece era un ladro.

“Ecco evviva!” pensò il bambino…”ecco il segreto dell’omino birichino: gli piace bere il vino di mio papà quindi è ladro!” ora il bambino sapeva e poteva difendersi.. ed il bambino contento tornò quindi a dormire nel suo letto..

Il giorno dopo Saverio si svegliò e scrisse un bel biglietto e lo mise sotto il suo letto:

“Caro omino birichino, io Saverio so il tuo segreto..so che ti piace bere il vino di mio papà…ne hai rubato tanto…facciamo così tu non fai la spia a me e io non dico il tuo segreto a nessuno, ne ai miei genitori e nemmeno alla “fata della sincerità” che è la tua creatrice..sappi che non ti do più le caramelle perché non te le meriti..sappi che se mi farai la spia ancora, dirò a tutte le fate che sei un ladro….e che è stato un errore crearti….. firmato..il bambino Saverio”.

Cari bambini dovete sapere che da quel giorno a Saverio nessuno faceva più la spia e neppure ne parlava male..il bambino si appropriava delle caramelle di suo fratello e diceva a volte bugie ai genitori per giustificarsi..ma nessuno sapeva mai di questo ne poteva dimostrarlo…l’omino birichino infatti era sparito da quella casa ..era come fuggito…e così il bambino di nome Saverio aveva vinto la sua battaglia.

Continuo della storia

Molti giorni passarono lieti e Saverio credeva di aver vinto ed era tutto contento che nessuno più gli faceva la spia ai dispetti che commetteva…egli diceva a tutti “io Saverio, ho vinto l’omino birichino!”.

Ma un giorno la mamma e il papà, accusarono il bambino di aver commesso cose sbagliate gravi..e non era vero purtroppo…il bambino era innocente…infatti:

“Noi genitori sospettiamo che tu Saverio hai rubato cinquemila lire dal portafogli della mamma..non dire di no.. che io lo so!” disse la mamma un giorno al figlio….” Adesso lo dico anche a papà!” aggiunse la mamma.

“Mamma credimi non è vero che io ho rubato!” disse Saverio.

Era vero Saverio non aveva rubato e nemmeno il fratello Giacomo aveva rubato, eppure dal portafogli di mamma mancavano cinquemila lire, forse la mamma li aveva smarriti quei soldi chissà.

Saverio si chiese:” se c’è modo di sapere la verità…perché l’omino birichino non mi discolpa e dice che io non sono stato a rubare, così i miei genitori non avranno questo sospetto antipatico su di me..l’omino birichino della leggenda dice sempre la verità..dovrebbe dirlo ai miei genitori che non sono stato io?” Pensava così il povero Saverio…avvilito di non essere creduto dai suoi famigliari..

Ma poi Saverio capì tristemente..”Ecco perché non capita questo! l’omino birichino che dice sempre la verità é fuggito dalla nostra casa a causa del mio reclamo…ed ora non c’é nessuno a difendere i bambini dalle bugie e dai sospetti ingiusti dei grandi.”

Saverio intuì che esiste una situazione peggiore del fatto che qualcuno ti fa la spia..è molto più grave che qualcuno ti pensi colpevole e ti accusi ingiustamente di marachelle e furti che tu non hai commesso,..e questa certamente una brutta e grave figura causata da falsi sospetti..ma chi crederebbe ad un bambino che in passato fu colpevole e in questo momento dice di non esserlo…per un bambino questa situazione é veramente drammatica… infatti Saverio provava molta frustazione..

In questo modo Saverio capì che la “fata della sincerità” aveva creato l’omino birichino per aiutare i bambini quando loro erano accusati ingiustamente…infatti l’omino birichino diceva sempre e in ogni caso la verità e per questo tutti gli credevano….egli faceva la spia dicendo la verità e di certo se il bambino era innocente era sempre assolto…che colpa ne aveva l’omino birichino se i grandi quando sanno tutto si mettono a punire i colpevoli invece di perdonare?…ma ora purtroppo l’omino birichino non c’era più…non c’era più nella casa dove abitava Saverio.

Saverio raccontò tutto quello che era successo a Giacomo e insieme decisero questo: si misero in ginocchio per fare un richiesta, era una implorazione a voce alta rivolta alle fate creatrici dei folletti…

Cara “fata della sincerità”, so che tu puoi sentirmi, tu che sei buona con i bambini..abbiamo capito a cosa serve l’invenzione dell’omino birichino..promettiamo di non fare più i capricci e se tu vorrai che l’omino birichino ritorni in questa casa, digli pure che può tornare e bersi quanto vino vuole..poiché lo vogliamo qui con noi..lui è certamente garanzia di giustizia per noi..abbiamo capito che non è lui che ci punisce ma sono i nostri genitori..e se noi restiamo obbedienti e non sbaglieremo più, non saremo mai puniti da nessuno..

quindi abbiamo capito la sua utilità della tua creatura gentile oh! fata della sincerità…è stato un bene crearlo..ti ringraziamo… i tuoi bambini devoti..

Saverio e Giacomo

Dovete sapere che da quel giorno l’omino birichino potè tornare in quella casa e infatti tornò…:la mamma fu informata dall’omino birichino in telepatia durante la notte..che nessuno dei due bambini aveva rubato le cinquemila lire sparite, ma che esse erano state smarrite per caso…e quindi la mamma tornò a fidarsi dei suoi due figli..

I due bambini non temevano più quindi di essere castigati..di certo i loro genitori a causa dell’esistenza di questo informatore magico, sarebbero stati meno iniqui e più abili nel giudicare a causa del comandare della sola verità.

Morale: se trovate giusto che i bambini siano puniti per le loro colpe..assicuratevi che il motivo per cui li rimproverate sia valido…in quanto se non è valido il motivo…commetterete un ingiustizia…e vi sentirete in colpa per sempre per aver danneggiato la felicità di un bambino… poichè per pignoleria non avete mai considerato le attenuanti che la verità molto spesso invece comprende..

fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Settembre 2009)

Giudizio: interessante, originale

voto (da 5 a 10): 9

FAVOLA DI EGIDIO: IL PAGURO DELLE MALDIVE

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hermit crab exotic pet in aquarium

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(racconto di tipo verde)

FAVOLE DI EGIDIO PER MAMME E BAMBINI
IL PAGURO DELLE MALDIVE..
INTRODUZIONE: Esistono nel mondo piccole creature, che la natura ha reso adatte all’ambiente in cui vivono, ugualmente esse sono vittime di una selezione naturale..
INIZIO
Favola: Il paguro delle Maldive
C’era una volta nell’arcipelago delle Maldive, una delle tante isole incontaminate circondata dal mare, abitata da aironi, granchi e paguri.
Come ogni estate, natura volle, che sotto una pianta di mangrovia nascessero tanti piccoli paguri indifesi..
Essi siccome erano piccoli, erano paurosi e se ne stavano nascosti sotto le radici delle piante per difendersi dagli aironi, che erano ghiotti di loro e se li mangiavano, quindi dovevano stare attenti a non farsi vedere, se ne stavano vicini vicini e zitti zitti…
Un paguro ancor giovane, ma più grande degli altri, decise che era il momento per lui di diventare adulto e parti per l’avventura obbedendo al suo istinto naturale, e si incamminò sulle sue quattro zampe trascinando il grosso addome verso la riva del mare…obbediva al suo istinto..doveva procurarsi il cibo, ad esempio piccoli granchi, ed occorreva un rifugio, una protezione che difendesse il suo corpo…
Era notte ed il paguro prima camminò sulle zampette sulla sabbia bianca illuminata dalla luna poi si immerse nel calmo mare e camminando sul fondo cammina e cammina, molto lentamente, incontrò una bella conchiglia ferma vicino alla riva, bussò al guscio della conchiglia e quando il mollusco si affacciò per vedere chi era, obbedendo alla sua natura, il paguro con la sua grossa chela lo morse e lo uccise all’istante…subito il paguro si mangiò il tenero mollusco e pulì per bene l’interno della conchiglia e decise che quella doveva essere la sua dimora mobile ed il suo rifugio, si mise all’interno della conchiglia piano piano e se ne tornò verso riva camminando sotto acqua trascinando la sua pesante casa-conchiglia sulle spalle, finchè raggiunse la spiaggia e si andò a nascondere sotto una radice di una pianta che sporgeva dalla sabbia all’ombra di una mangrovia.
Il giorno dopo mentre il paguro si trovava sulla riva del mare in cerca di cibo, piccoli gamberetti e conchigliette, e frammenti di alghe, mentre sorreggeva con le spalle la grossa conchiglia, il nostro paguro vide avvicinarsi a lui un airone, e si spaventò, subito il paguro si nascose nella sua conchiglia, bella robusta, l’airone inutilmente agì con il becco per far uscire il paguro dal suo rifugio e diceva: “esci bel paguro dalla conchiglia a fare un giretto con me, dai che ci facciamo compagnia!” ma il paguro rispondeva: ” no..non sono così stupido da uscire fuori dal mio rifugio, lo so che mi mangerai se lo faccio!” …. e così dopo qualche minuto e qualche tentativo invano..l’airone se ne andò indispettito rinunciando a cibarsi… quella conchiglia era proprio dura da beccare…
Passarono i giorni ed il paguro si sentiva un grande, si sentiva un bello, si vantava con gli altri paguri della bella casa che aveva conquistato, era in effetti una bella conchiglia spaziosa e tutta adornata da penducoli ricurvi esternamente, era anche in parte liscia e levigata a forma di cono, era molto bella la sua casa-mobile e il paguro era molto vanitoso che essa era sua…
Quando all’improvviso il paguro si sentì sollevare da terra, era la mano di un pescatore che era giunto su quell’isola per pescare, costui era stato attratto dalla bella conchiglia, la colse e si mise ad agire con un rametto al suo interno, obbligando il povero paguro ormai prigioniero ad uscire dalla conchiglia..e così fu, il paguro dovette fuggire, fu obbligato a lasciare la conchiglia, e la conchiglia abbandonata fu presa quindi dal pescatore..che con le sue lunghe gambe si avviò per raggiungere la barca posta sulla riva..ma il paguro non si diede per vinto e si mise a seguire quel pescatore, con ostinazione, voleva la sua casetta-conchiglia indietro…
Il pescatore camminava con in mano la conchiglia e dietro di lui lo seguiva il paguro nudo ed indifeso, lo seguiva il paguro tutto arrabbiato trascinandosi con le sue zampe sulla sabbia bianca…ma il paguro a causa dell’ingiustizia vissuta diventò disattento…natura volle che dall’alto un airone vedesse tutta la scena..
L’airone subito discese verso la spiaggia e si posò vicino al paguro che camminava senza conchiglia seguendo le orme del pescatore, l’airone con un colpo rapido del suo becco ghermì il paguro e se lo mangiò.. e così morì il paguro….
Tutti i piccoli paguri da sotto le piante…videro la scena e ne furono inorriditi…e promisero tutti che mai si sarebbero allontanati dalle radici della mangrovia..essa era il loro vero rifugio…
Morale:
le leggi della natura favoriscono il più forte, ma di solito le creature più deboli si difendono dall’estinzione facendo molti figli… fatevi forza e restate di carattere, per evitare che vi derubino della libertà e dei beni materiali, poichè la natura insegna che come il paguro forte deruba paguro debole….così l’essere umano opportunista approfitta purtroppo degli errori del prossimo.
fine
autore: Egidio Zippone
(Milano, Giugno 2016)
Giudizio: interessante
voto (da 5 a 10): 9

FAVOLA DI EGIDIO: La storia dei pomodori magici (per mamme e bambini)

Red bunches of tomatoes close-up on a background of the garden

 

 

(racconto di tipo verde)

tempo teorico dedicato per la lettura 20 minuti..

FAVOLE DI EGIDIO..

LA STORIA DEI POMODORI MAGICI..

INTRODUZIONE: Forse a volte nascono piante magiche, ma anche loro obbediscono ad un determinato destino, che potrebbe essere di sacrificio…rappresentano tutte la Natura che si sacrifica per noi esseri umani e ci nutre..

Favola: La storia dei pomodori magici

Inizio

C’era una volta in una regione nel mondo delle favole, dei campi in cui crescevano molti ortaggi.

Un giorno la Fata della Natura, passando da quelle parti, con l’intenzione di dare vita a qualcosa di magico, decise di collaborare, e seminò durante la notte in un orto, già in precedenza seminato in parte da un contadino, dei semi speciali, essi erano semi magici di pomodoro…e subito dopo come molte volte fanno le fate, se ne andò per la sua strada lasciando che il destino di ogni sua creatura facesse il suo corso…

La Fata della Natura aveva piantato i semi di pomodori magici sulla Terra, affinchè chi si nutrisse di quei pomodori e quindi l’essere umano, potesse diventare più buono e più saggio nel giudicare..

Fu così che in Primavera, a causa del tanto sole, nacquero nell’orto tante pianticelle di pomodoro, ma una di queste piante era speciale.

Quando sopraggiunse l’estate, dovete sapere che i frutti attaccati ai rametti di questa pianta diventarono magici, essi erano come i veri pomodori, ma in più essi parlavano e camminavano diventando leggeri sul terreno e potevano in questo modo andare dove volevano per la campagna…

La pianta magica di pomodoro produsse ben sei pomodori magici, essi quando furono maturi, decisero da loro stessi di staccarsi dalla pianta madre e di andarsene tutti e sei per la loro strada in cerca di avventura.

Ai sei pomodori magici in giro per la campagna capitarono molte cose, ed io in questa fantasiosa favola ve le voglio raccontare.

Al primo pomodoro magico, nel suo percorso avventuroso, capitò di dover attraversare per forza una strada, essa gli impediva il cammino in avanti e il pomodoro affermò:

“ io sono un vero pomodoro ed a un pomodoro non si vieta niente..e così decise di rischiare e si concentrò nell’attraversare quella strada, essa era percorsa da molte auto e da molti camion, proprio quando il pomodoro aveva quasi raggiunto la parte opposta della strada muovendosi a zig zag.. qua e là, il pomodoro ebbe una distrazione fatale e si fermò, in quel momento arrivò proprio un camion che con una delle sue ruote lo schiacciò…”prep splash”….fu così che il primo pomodoro morì e fece una brutta fine, diventò una macchia rossa sull’asfalto…poveretto!…il potere di rendere buono e tollerante l’essere umano andò sprecato..

Il secondo pomodoro magico invece, si mise in cammino per la sua avventura e cammina e cammina anzi trasla qua e là, finì per incontrare il grosso piede ricoperto da uno scarpone del corpo di un contadino, il contadino disse: “ io sono più forte di te e se voglio ti schiaccio!” il timido pomodoro…rispose: “per favore non mi schiacciare, fammi solo ombra con la suola del tuo scarpone!..” allora il grosso scarpone fu alzato e fu disposto al di sopra del pomodoro per fare ombra, ma dopo un pò il contadino disse: “ caro pomodoro…siccome è mia abitudine schiacciare e camminare quà e là..in quanto ho delle grosse scarpe…non posso resistere oltre alla tentazione di farlo e quindi ti schiaccierò..e poi mi sono stancato!” e “prep splash”….del povero pomodoro non restò altro che una polpa rossa schiacciata sul terreno…il contadino prese una pala e con essa raccolse il pomodoro spiaccicato e lo buttò nella pattumiera…povero pomodoro!…anche questa volta il potere dei pomodori magici di rendere gli esseri umani più buoni e pazienti andò sprecato..

Il terzo pomodoro magico partì per la sua avventura e cammina cammina e traslando, incontrò un ragazzo che lo vide e gli disse: “ ti prego pomodoro permetti, a me che ho fame, di spremerti e di spalmarti su questa asciutta fetta di pane..così potrò mangiare qualcosa di saporito…”

il pomodoro che era un buono di carattere, decise di donarsi al ragazzo e si fece spalmare sulla sua fetta di pane e “prep splash”…il ragazzo con sua molta gratitudine si mangiò pane e pomodoro e diventò sazio per un pò…questo ragazzo da adulto divento un buon giudice di tribunale poichè fu sostanziale nel giudicare l’umanità…in quanto comprendeva il Volersi Santo del Signore..e decise di diventare un uomo indulgente..

Il quarto pomodoro magico invece nel seguire il suo desiderio di avventura, fini in una cucina di una casa e incontrò una massaia.. costei disse al pomodoro:

“ caro pomodoro…fatti tagliare in tanti spicchi rossi, così con te farò una grande insalatona e potrò dare da mangiare ai miei figli…” il pomodoro rispose:

” ci riuscirai solo se mi prendi..e diventò leggero e si mise a muoversi per tutta la cucina e la povera massaia gli correva dietro con il tagliente per cercare di prenderlo…e così per molti minuti un via vai per la cucina…ma il pomodoro con il passare dei minuti fu stanco di fuggire e la massaia riuscì finalmente a prenderlo ed a metterlo sul tavolo e quindi subito cominciò ad affettarlo e “prep splash”…il pomodoro fu servito fatto a fette insieme alla insalata e fu mangiato dai figli di quella donna…questi bambini crescendo diventarono bravi studenti e diventati grandi furono considerati buoni nel giudicare le attenuanti di ogni essere umano..ed ebbero molta pazienza con chi era ritenuto un peccatore..

Il quinto pomodoro magico… siccome si era messo in cammino da tempo….e dopo aver camminato tanto… incontrò un gruppo di pomodori sdraiati che prendevano il sole, siccome era un po’ stanco e vedendo beati i suoi simili…si mise di fianco ad loro per riposare anche lui, e rimase sdraiato vicino agli altri pomodori normali che stavano sul telo steso sul terreno…era stanco faceva caldo, c’era molto sole..ed aveva anche sonno, fu così che il pomodoro si addormentò sotto il sole…ed a causa della forte radiazione solare, la sua polpa divenne secca e fu preso nei giorni successivi e poi messo da una donna insieme agli altri pomodori secchi, tutti in un vasetto di vetro pieno di olio di oliva e basilico…dovete sapere che chi lo mangiò divenne un bravo giudice delle vicende umane…

Il sesto pomodoro magico…era il più coraggioso…e cammina e cammina sempre traslando… evitò molti pericoli…per tutta l’estate restò intero e vivo… qualcuno aveva cercato di catturarlo…ma lui era più furbo di tutti e riusciva sempre a fuggire…e nel suo camminare giunse in un campo coltivato ai confini della Terra, in quel luogo il tempo e la temperatura facevano il loro compito sovrani e pian piano il pomodoro diventò vecchio…lo si capiva perché sulla sua pelle una volta rossa e liscia, ora si incominciarono a formarsi delle macchie di muffa bianca e delle macchie marroni molto numerose…e fu così che con il tempo quel pomodoro non ci fu più…

E così sembrò finire la storia e l’avventura dei sei pomodori magici, ma dovete sapere che su tutta quella regione del mondo delle favole, passò la stagione dell’Inverno e con il mese di Marzo arrivò di nuovo la Primavera e cosa accadde?

Nel punto sul terreno dove era scomparso il sesto pomodoro magico, nacque qualcosa, proprio così, nacque una pianticella di pomodori…che con il sopraggiungere dell’estate produsse anche lei ben sei pomodori….ed erano tutti pomodori magici…in effetti erano tutti uguali ai pomodori normali, ma in più essi potevano parlare e diventando leggeri potevano spostarsi sul terreno…la Fata della Natura riconobbe la pianta magica era essa una sua creatura, e si ricordò che l’essere umano che si sarebbe nutrito dei suoi pomodori sarebbe diventato più saggio e più buono nel giudicare il suo prossimo, e così la Fata della Natura comprese che le creature che sono utili nel rendere la vita più buona e più giusta, ottengono il permesso di esistere per sempre……e detto questo la favola anche se è una favola particolare  può ricominciare..

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Morale: E’ necessario per avere pace, accettare il proprio destino….. anche se ci riteniamo magici è impossibile evitarlo…dovete sapere che ognuno ha il suo ruolo nella vita…fuggire da esso è molto difficile…

la Natura si sacrifica per noi nutrendoci..é questo il suo destino mantenere in vita la umanità..

Fine

Autore: Egidio Zippone

(Milano, Settembre 2016)

Giudizio: originale, fantasioso

voto (da 5 a 10): 9

FAVOLA DI EGIDIO: IL FORUNCOLO SUL NASO

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(racconto di tipo verde e bianco)

FAVOLE DI EGIDIO..(per mamme e bambini)

IL FORUNCOLO SUL NASO..
INTRODUZIONE: quando i bambini sono troppo curiosi, finiscono prima o poi con il subire i problemi che li hanno incuriositi..ma..
INIZIO
Fiaba: Il foruncolo sul naso
C’era una volta in un paesino di campagna un ragazzo di nome Vanesio…che riteneva se stesso molto bello.
Tutti gli facevano complimenti e lui era contento di essere un bello… era quella la sua vanità di vita
Un giorno però si guardò allo specchio…e cosa vide..sul suo bel naso si era formato un grosso e rosso foruncolo..e questo foruncolo faceva pure prurito..era molto fastidioso.
E così il ragazzo pensò come guarire da esso..aveva sentito dai suoi genitori..che esisteva una “fonte del miracolo” e decise di andare a quella fonte dove una volta si diceva in paese, era apparsa la fata Gelsomina, fata buona e amica di tutti, per guarire il naso con un suo miracolo…
Cammina e cammina il ragazzo arrivò al di là del bosco e trovò la fonte miracolosa.. se una persona si immergeva ed esprimeva un desiderio prima o poi esso si realizzava..così diceva una leggenda di paese.
Il ragazzo di nome Vanesio, si avvicinò alla fonte miracolosa e si immerse nella sua acqua.
Si immerse..e contemporaneamente desiderò tanto di guarire dal foruncolo che aveva sul naso.
Aspetta e aspetta ancora, passò di li un lupo che lo vide pensieroso e immerso nella fonte e gli chiese:
(dovete sapere che nelle fiabe gli animali possono parlare come le persone)
“Ragazzo che ci fai li!” domandò il lupo
“Aspetto che mi guarisca questo brutto foruncolo che ho sul naso”..rispose il ragazzo.
“Ah ah! come sei buffo con quel foruncolo sul naso…. sembri un pò stupido!” disse il lupo
E in quel momento come per miracolo il foruncolo guarì sul naso di Vanesio, ma diversamente andò a formarsi sul naso del lupo perchè era stato troppo curioso e sgarbato..
E così il ragazzo se ne tornò felice alla sua casa.
Il lupo senti allora un forte prurito sul naso e cominciò a lamentarsi e disse che voleva guarire anche lui da quel foruncolo.
E così il lupo cominciò a rotolarsi sull’erba ed a camminare sulle due zampe posteriori, poiché le anteriori gli servivano per grattarsi il naso…finchè uno scoiattolo da un albero lo guardò e disse:
“lupo che stai facendo?”
“Voglio guarire da questo foruncolo che ho sul naso”
“Come sei buffo con quel foruncolo.. sembri un pò imbranato” disse lo scoiattolo..
e in quel momento come per miracolo..il foruncolo sparì dal naso del lupo e si formò sulla faccia rossa dello scoiattolo che era stato curioso e sgarbato.
Lo scoiattolo avvertì il foruncolo e spaventato si mise a urlare perché il foruncolo faceva proprio prurito e lui non lo voleva sul suo naso..
Attirò con il suo grande squittire e lo agitarsi, l’attenzione di un gatto che passava di lì che gli disse:
“scoiattolo che fai?”
“Sto urlando perché voglio guarire da questo foruncolo”..
” Come fai ridere, con quel foruncolo sul naso, sei proprio ridicolo!” disse il gatto…
e subito in quel momento il foruncolo come per miracolo scomparve allo scoiattolo e apparve invece sul naso del gatto curioso..che spaventato scappò e tornò subito alla sua casa.
Dovete sapere che il gatto di cui stiamo parlando, era il gatto della strega Befana, che sapete di già, che durante la Epifania porta i regali ai bambini buoni, ella abitava in una casetta nel bosco ed era in attesa delle festività natalizie ..tale Befana vedendo tornare il suo gatto in tutta fretta e vedendolo intento a graffiarsi il naso di continuo, si incuriosì e gli disse:
“gatto che stai facendo? non fare il maldestro.. perchè così ti farai male al naso!”
La Befana non doveva fare quella domanda curiosa, in quanto il foruncolo sparì dal naso del gatto ed apparì sul naso della Befana perché non si era fatta i fatti suoi.
Ma cosa capitò diversamente? La Befana si guardò allo specchio e disse:
”però questo foruncolo mi piace, mi dona, mi fa sembrare più simpatica e più strega!” e decise quindi di tenerselo quel foruncolo….
infatti la Befana dell’Epifania, può avere anche i foruncoli sul naso…che c’è di strano é anziana… e poi la Befana non ci tiene a essere alla moda e quindi anche se ha un foruncolo sul viso è contenta lo stesso.
Morale: chi è curioso dei fatti degli altri..diventa partecipe dei problemi che evidenzia, soprattutto se lo fa con domande sgarbate ..e rischia che i rimproveri che ha fatto, poi li fanno anche a lui così impara.
mai essere troppo curiosi, un po’ di curiosità va bene…ma non deve essere mai troppa.
Fine
autore: Egidio Zippone

(Milano, Ottobre 2010)
Giudizio: divertente
voto (da 5 a 10) : 9